Cunicoli Gregoriani e Bacino S. Giovanni
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Cunicoli Gregoriani e Bacino S. Giovanni

Cartoline dal passato

di Tertulliano Bonamoneta 

 

Ho camminato lungo l’Aniene, fino al campo di olivi, ove s’apre un panorama su un’ampia solitudine… Ho visto il tempio di Vesta, le grotte di Nettuno e delle Sirene e le cascatelle che sbocciano dai portici della villa di Mecenate…

René de Chateubriand

Cunicoli Gregoriani e Bacino S. Giovanni

La didascalia della cartolina, che risale alla fine dell’800, ci informa che ci troviamo dinanzi alla Villa Gregoriana, nei cui pressi si aprono i due cunicoli fatti scavare da Gregorio XVI e perciò detti ‘gregoriani’. La parte che noi vediamo è quella superiore dalla caratteristica forma ad ogiva, sotto cui si trova la spalla diritta, cosicché il disegno totale dell’apertura risulta un rettangolo di base alto 2 metri e sormontato da una volta a sesto acuto. L’altezza totale è di 9,90 metri per quello di sinistra e di 10 metri per quello di destra. Alla base sono larghi rispettivamente 10,37 metri e 10,20 metri. Allo sbocco queste misure si riducono ognuna di 2 metri. Il cunicolo di sinistra è lungo 263 metri, quello di destra 278. Autore del progetto fu l’architetto idraulico Clemente Folchi, che fu nominato anche direttore dei lavori, mentre l’esecutore fu l’ing. Giacomo Maggi, sostituito, durante la sua malattia, dall’ing. Giuseppe Marmorelli.

Il grosso dei lavori, consistenti nello scavo della roccia calcarea con la dinamite, fu svolto dall’agosto del 1832 al giugno del 1835. L’inaugurazione ci fu nell’ottobre del 1835. In alto, dietro lo steccato, si vede la lapide commemorativa dell’avvenimento, in cui si ricordano i nomi del Card. Agostino Rivarola, sovrintendente all’opera, del segretario Francesco Saverio Massimo e di Clemente Folchi, architetto. Dalla fotografia appena si intuiscono le passerelle laterali per la manutenzione.

Cunicoli Gregoriani e Bacino S. Giovanni

La cartolina ci pone in primo piano la nuova strada, il Viale Roma, che corre lungo il grande bacino di raccolta delle acque dell’Aniene, comunemente chiamato Lago di S. Giovanni, a motivo della sua vicinanza alla chiesa ed all’ospedale Civico intitolati a S. Giovanni Evangelista. Sia la strada che il bacino sono in buon ordine come pure la balaustra che delimita la via di transito. In fondo, e al centro, si vede la tettoia al di sopra delle paratie che ora regolano l’afflusso dell’acqua nei cunicoli gregoriani. In precedenza queste strutture non c’erano. Fu solamente con degli ulteriori lavori – terminati nel 1929 – che si provvide a creare il bacino, protetto nell’ultimo tratto (verso la diga di sbarramento) con opere di cemento armato, che tuttora resistono.

La creazione del bacino di accumulo si era resa necessaria per potenziare la recentissima centrale idroelettrica dell’Acquoria, alla quale ora perveniva una grande massa d’acqua attraverso la nuova condotta forzata, anch’essa detta di S. Giovanni, che, passando sotto Tivoli, raggiungeva le officine della centrale, riordinata con i lavori del 1925-28. Il bacino fu realizzato dal Consorzio Idroelettrico dell’Aniene. Ad inauguralo giunse a Tivoli il re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia.

 

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