Dalla città diffusa alle smart cities
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Dalla città diffusa alle smart cities

Editoriale rivista n.7

di Stefano Strano

Puntare alla mobilità attiva dei cittadini con l’uso della bicicletta: un vantaggio per la salute ed il benessere fisico e mentale ma anche un volano per l’economia. Questo è il messaggio trainante da cui muove l’attualissimo articolo di Nicola Iacovone “La globalizzazione dello sport” che tratta di uno dei temi caldi sul futuro delle nostre città e di chi le abita. In particolare il fenomeno sociale della bicicletta e della mobilità compatibile, ecologica, salutare, che l’accompagna, rappresenta un rilevante aspetto della nuova economia globale. L’uso della bicicletta si traduce anche in risparmi, a partire da quello in spesa sanitaria connesso alla maggiore attività fisica e al miglioramento dell’aria. L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha stimato questo risparmio in 110 miliardi di Euro soltanto in Europa.

Le due ruote scardinano i modelli culturali urbani, dando vita a un’economia che offre opportunità di sostenibilità e innovazione.

 L’economia che gira attorno al mondo della bici è diventata un business di enormi proporzioni, tanto che solo nell’Unione Europea muove un fatturato di più di 200 miliardi di euro (pari al PIL della Danimarca – ricerca dell’European Cyclist Federation), creando nuove forme di attività, lavoro e guadagno ed i media cominciano a interessarsi sempre più al tema. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un miliardo investito sulla mobilità ciclabile sarebbe capace di creare circa 21.500 posti di lavoro, oltre ai vantaggi sull’impatto ambientale e soprattutto sulla salute; secondo il Consorzio Italy Bike Hotels ogni anno ci sono più di 1.500.000 presenze cicloturistiche solo in Italia; nello stato americano del Wisconsin l’impatto economico, in primis turistico, della bicicletta, da solo vale 1,5 miliardi di dollari l’anno; in Germania, uno studio di Eurovelo stima che ogni chilometro di ciclabile turistica genera un indotto annuo tra i 110.000 e i 350.000 euro.

Sono dati troppo importanti e concreti perché non siano studiati, approfonditi e organizzati, individuando le strade che questa economia, la cosidetta bikeconomy, percorre e le potenzialità ed i grandi benefici che nell’ambito del turismo, della salute, della produzione, della logistica, dell’alimentazione, della tecnologia e della qualità della vita essa porta con sé.

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