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La salita del Cuore

di Enrico Maria Vaccaro e prefazione di Andrea Marcheselli

 

Prefazione

Spesso, sentirsi dire un ‘NO’ lascia basiti e contrariati per il rifiuto ad una nostra richiesta. Le conseguenze dell’ascolto di questo monosillabo da parte di un cardiopatico, che chiede di poter continuare a praticare le sue abituali attività ludico/sportive dopo un infarto o una rivascolarizzazione coronarica, possono peggiorare il suo stato di benessere psico-fisico ed il suo completo recupero. Per evitare pertanto gli effetti deleteri della inattività e sedentarietà cautelativa, l’attività motoria post-riabilitazione deve essere adeguata, personalizzata e mantenuta con regolarità, anche se svolta in un ambiente montano. Un atteggiamento genericamente ed aprioristicamente restrittivo, porta molti medici a sconsigliare o negare a pazienti coronaropatici il soggiorno anche a basse quote (fino a 1800 metri) ed ancor più le attività sportive quali alpinismo, escursionismo, sci da discesa o di fondo. Benché ogni individuo abbia risposte variabili all’acclimatazione ed all’ipossia, tipiche dell’altitudine, non esistono evidenze scientifiche che precludano, in assoluto, un’attività fisica moderata anche ad alte quote (tra i 3000 ed i 5500 metri) per i pazienti coronaropatici, asintomatici, che abbiano eseguito un’attenta valutazione clinico-strumentale. Pertanto, pazienti con pregresso infarto miocardico o precedentemente sottoposti a rivascolarizzazione coronarica con bypass o angioplastica, che anche in pianura non presentino sintomi, e che abbiano una normale funzione sistolica ed una prova da sforzo negativa, non hanno controindicazioni assolute a svolgere attività sportive in quota. La medicina difensiva del ‘meglio di no’ è ulteriormente legittimata dai rischi aggiuntivi dell’escursionismo estremo ed indipendenti dall’altitudine, come freddo eccessivo ed intenso stress nelle situazioni di improvviso pericolo. Evitare passaggi particolarmente esposti e vie attrezzate che richiedono un grande impegno muscolare, tecnica ed esperienza, sono elementi di buon senso ai quali ogni praticante, più o meno giovane, dovrebbe ispirarsi. Ma tutte le cautele ed i consigli, elargiti con saggezza e scientifica convinzione, sono elusi dalla vittoria del Cuore sul muscolo del cuore, non sede dell’anima o dei sentimenti, né paradigma di lealtà e coraggio, ma semplice pompa di un sistema idraulico circolare ed autoconservativo.

La forza di volontà e l’ambizione del traguardo superano età e limitazioni fisiche, mentre le insondabili potenzialità del Cuore indeboliscono o sconfiggono le convinzioni mediche sul muscolo cardiaco.

Si può arrivare sulla vetta d’Europa senza stenti e…con gli stent!!!

Andrea Marcheselli

NESSUNA VETTA È IMPOSSIBILE

…NEANCHE PER UN CUORE OFFESO

…BASTA METTERE IL CUORE IN OGNI PASSO”

Lo zaino

Più leggero…per salire più in alto…

Preparare lo zaino per salire sul Monte Bianco non è cosa di tutti i giorni… non è cosa da tutti… non è cosa per tutti: ogni peso, anche il più insignificante, va ragionato, studiato, calcolandone l’impatto alla nona, decima ora di cammino: la spina di ricarica del cellulare può essere lasciata giù… basta portare l’attacco USB… il resto è inutile! (per dirne una!).

Preparare lo zaino è… previsione, quindi… previsione di quanto ti occorre e quanto no… previsione di quando qualcosa ti occorrerà… quindi la disposizione degli oggetti non può essere casuale… va studiata (!) in ragione del momento opportuno dell’utilizzo dell’oggetto che stai inserendo.

L’indispensabile: i ramponi, la piccozza, le maglie termiche, il guscio (giacca contro vento). il piumino… tralasciando quanto non è necessario: sembra un’operazione semplice ma per noi, uomini moderni, allontanarci dalle cose, dagli oggetti, è un’operazione quasi impossibile tanto ne siamo pervasi! Preparando lo zaino capisci – sei obbligato a capirlo – quanto effettivamente VALE e quanto NO… ma… nello zaino… non può non trovare spazio uno ultimo oggetto… leggero ma assolutamente necessario: salire su una montagna – anzi, la MONTAGNA – richiede forza, coraggio, pazienza, caparbietà, rabbia, determinazione, tigna… tutte qualità indispensabili… ma il cammino è essenzialmente PREGHIERA! Un piccolo  rosario da dito è l’ultimo oggetto che inserisco: così è il primo ad essere ripreso all’occorrenza!

La salita al Goûter 

Cominciare a salire sulla MONTAGNA è apparentemente identico a qualsiasi altro sentiero di qualsiasi montagna… ma poi ti accorgi… lentamente, che non è esattamente la stessa cosa… avverti pian piano che sei al cospetto di qualcosa di più grande – MOLTO PIÙ GRANDE – e pensi: è la stessa differenza che c’è tra il mare e l’oceano: si somigliano ma sono profondamente diversi!

E così, passo dopo passo, ti accorgi che i micro-obiettivi che ti fissi si allontanano sempre di più, le distanze non sono quelle cui sei abituato… cui hai abituato i tuoi sensi… pensi: È DAVVERO GRANDE! Hai una sola scelta: camminare… concentrandoti sul passo successivo senza MAI pensare alla meta!

E quindi… sfasciumi… stambecchi… panorami mozzafiato su un sentiero che diventa sempre più impervio… qualche corda fissa… il primo nevaio… ci ramponiamo, ci prepariamo alla salita finale verso il rifugio GOÛTER… che sta lì… ad appena 300 metri di dislivello… si vede!

Ma da questo momento non sei più TU… siamo diventati NOI!… CI LEGHIAMO l’un l’altro… PER LA SICUREZZA, comincia la vera SALITA: il tuo rapporto con la MONTAGNA cambia… non sei più solo, hai affidato la tua vita ai tuoi compagni di cammino che ti affidano la loro! Senti principalmente questo peso… non la paura di morire (non andresti in MONTAGNA!)… ma la paura di non proteggere abbastanza chi ti ha affidato la sua esistenza! Cominci a confrontarti con la tua CODARDIA… già sconfitta prima di partire!

…Ritmo

Ma come tutti gli obiettivi che ti sembrano vicini… su questa MONTAGNA tutto si complica! La parete attrezzata è tutt’altro che agevole… dopo il nevaio ci attende lo spaventoso e famigerato canalone del COULOIR… dove cadono dei massi… la parte più critica dell’intera spedizione… passiamo di corsa… pericolo scampato!

Il vero problema è il ritmo… non è più il mio… è il LORO… molto più intenso e diverso… vado in affanno Reggerà il mio cuore?… ma SÌ! Ad essere malato è il mio muscolo cardiaco non il mio Cuore!

E quindi dopo i rimproveri di Beppe – guida arcigna ma determinata e determinante – ho messo il cuore nel mio muscolo cardiaco malato e ho raggiunto il rifugio Goûter … ma l’affanno non passa… a 3.817 metri il recupero è difficile .. penso di lasciare…

La vetta

La salita del cuore

 

… un breve sonnellino risistema anche il muscolo cardiaco malato… il recupero è totale, sia io che Beppe ci convinciamo che posso tentare la VETTA!

ORE 1:30

Sveglia… vestizione… colazione

ORE 2:20

Partenza alla volta della vetta… una salita interminabile che in notturna sembra infinita… il bagliore delle frontali dei membri delle cordate partite prima di noi… sembrano lucciole… il cielo si confonde con la montagna… tutto molto suggestivo… unico!

ORE 4:00

Raggiungiamo Dôme du Goûter 4.306 metri… le lucciole si snodano fino alla Capanna Vallot a quota 4.365… si ridiscende per una vallata indimenticabile e poi si risale… con Beppe decidiamo che io – che invece sto benissimo! – potrei fermarmi lì in attesa del loro ritorno dalla vetta.

ORE 5:00

Capanna Vallott… 4.365 metri… entriamo nel bivacco… Beppe mi domanda in quali condizioni fisiche sono… Non ci penso neanche a fermarmi! …

Cominciamo la parte più impegnativa di tutta la spedizione… una prima ‘gobba’… sfiancante, la superiamo in mezz’ora… «ce ne sono altre 6» sibila Beppe – penso di morire! – la stanchezza è davvero insopportabile… tra una gobba e l’altra si aprono dei baratri spaventosi… su cenge di appena mezzo metro scarso attraversi strapiombi immensi…

Sulla terza gobba il ghiaccio quasi mi sfiora il naso… senza rendermene conto mi trovavo appeso ad una parete di ghiaccio quasi verticale… subdolamente, la MONTAGNA è diventata pericolosa davvero…

Preghiera.

Preghiera del passo, comincio a contarli… ogni decina respiro più profondamente… senza accorgermi che avevamo superato anche la quarta gobba!

«La sesta è facile! … Dai Enrico dai Gianluca… ce l’avete fatta!!! Da qui non torno indietro! … MAI!!!»

queste parole di Beppe mi tranquillizzano… molto.

È giorno ormai… le lucciole hanno spento le frontali… ed alcune cominciano a scendere… osservo i loro volti… soddisfatti… sorridenti… compiaciuti di noi… di trovarci lì… i loro sguardi – TUTTI – sembrano dirti ‘bravo ce l’hai fatta!!!’

Il Cuore si confonde ormai con il mio muscolo cardiaco e si unisce alla musica dei suoi battiti! L’emozione sta crescendo come mai.

7:08

L’ultima gobba… la sesta… la facile… sento un colpo sulla spalla… Gianluca mi colpisce con il bastoncino! Abbiamo raggiunto la

VETTA! VETTA! VETTA!

Un banalissimo piazzale… con qualche persona sorridente sopra… ma è LA VETTA più alta d’Europa !!           E NOI L’ABBIAMO RAGGIUNTA!

Descrivere l’emozione oltre che impossibile, è inutile… osservando l’orizzonte ti accorgi che è un pò curvo… la terra e rotonda sicuro! Da qui lo percepisci! Il panorama è immenso sia verso la Francia che verso l’Italia… ma oltre che molto spazio vedi molto tempo… tutto ciò che sei stato… la tua infanzia, le tue esperienze… i tuoi fallimenti e le tue vittorie… LA VETTA DELLA MONTAGNA ti riempie e ti svuota al tempo stesso… sembra che tu non debba più raggiungere altro!

E guardi lo Zaino… più leggero per salire più in alto… ma poi capisci che in quello zaino c’è tutto di te: e perché il nostro spirito possa davvero sublimare va alleggerito… della zavorra delle cose materiali – quasi sempre inutili – dei conflitti, delle incomprensioni stupide, del denaro, delle ambizioni, delle paure stupide.

La MONTAGNA mi ha insegnato che nello zaino dovrò mettere poco d’ora in poi… solo l’indispensabile… l’amore, l’amicizia, la preghiera!

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