Virginia Apgar e il suo codice
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Virginia Apgar e il suo codice

di Paolo Gallotti

Virginia Apgar nacque a Westfield, New Jersey, il 7 giugno 1909, e dal padre ereditò due grandi passioni: la musica e la scienza. La piccola Ginny – così era soprannominata – imparò presto a suonare il violino e il violoncello, ma, finito il liceo, volle iscriversi alla facoltà di Medicina, scelta piuttosto inusuale per le donne dell’epoca, probabilmente influenzata dal frequente contatto con il medico che aveva avuto in cura i suoi fratelli, affetti da diverse patologie. Virginia entrò al Columbia University’s College of Physicians and Surgeons, e a causa della crisi economica del 1929, accettò un prestito da amici di famiglia pur di continuare i suoi studi che coronò a soli 24 anni, laureandosi nel 1933. Nello stesso anno vinse un posto da specializzanda in chirurgia presso il Columbia Presbyterian hospital di New York, dove, a causa della forte presenza di colleghi uomini, il primario le consigliò di dedicarsi all’anestesia – disciplina all’epoca agli albori – e per questo campo di sviluppo per medici con spiccate capacità. Fu così che tra il 1936 ed il 1937, acquisendo esperienza dalle infermiere dell’ospedale, arrivò ad avere conoscenze e capacità tali da divenire, prima nella storia, primario di anestesia del Columbia Presbyterian Hospital.

Negli anni successivi si dedicò in particolar modo all’anestesia ostetrica, cercando di migliore l’anestesia delle partorienti con taglio cesareo, ma soprattutto di ridurre l’elevata mortalità delle donne durante il parto. In questo contesto di innovazione, divenne una grande sostenitrice dell’anestesia epidurale rispetto a quella generale, e profuse energie e studi per ridurre gli effetti negativi che gli anestetici avevano sui neonati, constatando che spesso, quando necessario, non erano rianimati nel modo corretto, o lo erano con metodi inadeguati. Proprio in questo ambito, Virginia Apgar diede il più grande contributo alla medicina, individuando il punteggio omonimo, tutt’oggi utilizzato.

Virginia Apgar e il suo codicePrima dell’introduzione di tale punteggio, i neonati non ricevevano le giuste valutazioni subito dopo la nascita, tanto è che alcuni neonati apparentemente sani, morivano pochi minuti dopo. L’introduzione di questo codice fu quasi casuale: una mattina del 1949, uno studente le chiese quale fosse il metodo migliore per visitare un bambino appena nato. Virginia annotò su un foglio cinque parametri da considerare e un relativo punteggio da attribuire al neonato sulla base delle osservazioni effettuate. I punti da valutare erano: attività cardiaca, attività respiratoria, tono muscolare, reattività alla stimolazione, colorito. Tale codice doveva servire a medici e infermieri in sala parto per stabilire se un neonato avesse bisogno o meno di rianimazione. Un ‘prototipo’ del punteggio di Apgar fu presentato nel 1952, sotto il nome di ‘Newborn Scoring System’ al congresso della International Anesthesia Research Society, e fu poi pubblicato ufficialmente nel 1953. A partire dal 1962, si iniziò a chiamarlo ‘Punteggio di Apgar’ e fu il pediatra Joseph Butterfield che utilizzò le lettere del cognome APGAR , per creare un acronimo che facesse memorizzare meglio agli studenti i cinque punti da analizzare

L’acronimo si definisce così:

  • A – Appearence (colorito)
  • P – Pulse (frequenza cardiaca)
  • G – Grimace (riflessi)
  • A – Activity (tono muscolare)
  • R – Respiratory effort (attività respiratoria)

Virginia Apgar e il suo codice

Il punteggio APGAR è utilizzato oggi come procedura di base per il controllo dei neonati, ripetuta ogni 5 minuti per comprendere l’evoluzione delle condizioni cliniche del bambino. La valutazione è basata su un punteggio, da 0 a 2, la cui somma definisce la condizione clinica del neonato. Un punteggio di 7 punti definisce la condizione normale, un punteggio da 4 a 6 indica un rischio mentre un punteggio minore di 4 richiede l’immediato intervento medico.

Virginia Apgar continuò il suo lavoro di ricercatrice, e si impegnò per la prevenzione e cura dei bambini affetti da patologie congenite. In particolare, la sua opera di diffusione del vaccino antipolio – la cui efficacia fu approvata nel 1962 – contribuì in modo decisivo a far scendere i casi di poliomielite negli Stati Uniti, che allora contavano circa 20.000 persone colpite ogni anno. La medicina non fu l’unico interesse di Virginia, che ebbe numerosi hobby come collezionare francobolli, il giardinaggio, la pesca, il badminton ed il golf. Qualche anno prima di morire, addirittura, iniziò a prendere lezioni di volo. Ma tra tutti i suoi hobby, sicuramente il preferito rimase la musica, che amava così tanto da imparare a costruire da sola i propri strumenti, potendovisi dedicare solo dalla mezzanotte alle due, ma riuscendo a costruire, pur lavorandovi così poche ore al giorno, un violino, un violoncello e una viola.

Morì a New York, nel 1974, per cirrosi epatica. Sulla sua tomba è riportato l’epitaffio: ‘Creator of the APGAR score’.

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