Voci dalla pandemia: lo sport con Spels
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Voci dalla pandemia: lo sport con Spels

Salute & sport

di Nicola Iacovone

 

 

Aprile 2019

La ‘città diffusa’.

Il termine ‘città diffusa (dispersione urbana), è usato per indicare un fenomeno connotato dalla crescita rapida e disordinata di una città. Tra gli effetti di tale fenomeno, vi sono la riduzione degli spazi verdi, il consumo del suolo, la dipendenza dalle autovetture e, più in generale, la mancanza di infrastrutture per la mobilità alternativa.

I nuovi e moderni stili di vita prevedono come attori consapevoli tutti i cittadini, ma possono essere attuati e sviluppati solo se il palcoscenico urbano ed extraurbano è pronto a sostenere questo nuovo modo di vivere. Per quanto riguarda i determinanti di tipo urbanistico, è ormai riconosciuto che la presenza di piste ciclabili, camminamenti, zone pedonali, aree verdi, piazze e luoghi di culto, la disponibilità dei mezzi di trasporto e la facile accessibilità degli impianti sportivi, sono alcuni dei fattori che influenzano maggiormente i livelli di attività fisico-motoria di una popolazione.

Gli obiettivi generali per un intervento di questo genere prevedono la riorganizzazione, il controllo e la moderazione del traffico urbano e sono: migliorare la fruibilità e la sicurezza della strada per tutti gli utenti e in particolare per quelli più deboli (bambini, disabili e anziani); migliorare l’accessibilità, la qualità e la vivibilità degli spazi pubblici; favorire la mobilità a piedi e con la bicicletta riducendo l’uso dell’automobile per gli spostamenti brevi. Questi obiettivi riguardano ovviamente anche la realizzazione di percorsi casa-scuola, casa-lavoro, casa-luoghi di svago e percorsi-camminamenti, di anche un’ora, da percorrere quotidianamente per tutti i cittadini, tutte attività che le indagini medico-scientifiche hanno dimostrato di grande utilità per migliorare le condizioni di salute della popolazione generale.

La responsabilità per la scelta di stili di vita attivi non può essere lasciata esclusivamente ai singoli individui, ma deve diventare una responsabilità condivisa dall’intera comunità: strutture socio-sanitarie (ospedali, medici di famiglia, ecc.), ma anche e soprattutto amministrazioni comunali e tutti coloro che sono coinvolti nella pianificazione urbanistica del territorio. Tutte condizioni ambientali che devono, quindi, essere opportunamente pianificate e, se necessario, modificate, tenendo presenti anche queste necessità connesse con la difesa della salute. Far muovere con assiduità e continuità la gran parte della popolazione è un risultato che si può ottenere solo in presenza di una qualità di contesto, di organizzazione urbana e di trasporti. È necessaria, oggi più che mai, una nuova cultura della mobilità e modifiche territoriali, che vadano verso una riqualificazione del tessuto urbano esistente, al fine di renderlo favorevole a stili di vita che migliorino la salute di ognuno di noi. È fondamentale che l’ambiente urbano diventi più vivibile, sicuro, accogliente e piacevole esteticamente (piste ciclo-camminabili, aree verdi, conservazione dei centri storici e di culto, riduzione del traffico motorizzato, ecc.), affinché possa giocare un ruolo necessario nell’incoraggiare i cittadini verso comportamenti attivi e quindi necessari per la salute sia sul versante fisico, che su quello psichico.

Aprile 2020

All’improvviso abbiamo scoperto di essere tutti dei veri sportivi praticanti.

Ora più che mai bisogna guardare con attenzione tale realtà e sforzarsi di ‘leggerla’ ed ‘interpretarla’ per capirne i significati, i contenuti e le finalità. Non più tifosi di calcio ma, ogni mattina al risveglio, il desiderio di effettuare attività motoria è assillante. Il cuore, i polmoni, le articolazioni ed i muscoli, sono obiettivo vitale da rafforzare, rinvigorire e tonificare. Quasi a voler dimostrare a sé stessi che l’essere vivi si identificasse con l’attività fisico-motoria.

Questa, la magia dello sport che si è innescata durante la ‘quarantena’.

Fino ad ora, per molti di noi, questa parola aveva un significato diverso. Finalmente abbiamo capito che il divenire umano, prerogativa essenziale dell’esistenza, è determinato concettualmente dagli elementi ‘spazio’ e ‘tempo’ da cui fluisce movimento inteso come divenire e, quindi, rappresentazione sintetica dell’azione umana. Prima di allora, camminare a passo spedito sui marciapiedi vicino le proprie abitazioni, sopra i terrazzi, i balconi, salire le rampe delle scale senza l’uso dell’ascensore, fare ginnastica nella propria casa vicino la finestra ascoltando la musica, incamminarsi per fare la spesa o per recarsi dal medico di famiglia oppure in farmacia, portare a spasso il cane, buttare l’immondizia, erano concepite come un’azione assurda e desueta, inconciliabile con il proprio stile di vita, percepita persino come delirio.

Camminare è la più antica, naturale e istintiva attività dell’uomo, anche se spesso è identificata, storicamente ed antropologicamente, come mezzo di espressione di migrazione e povertà: esodi biblici, viaggi dei profughi, eserciti in marcia, ma anche fuga dalle epidemie. Il cammino può portare da qualche parte oppure da nessuna, è fine a sé stesso, ma non perde mai di dignità e nobiltà. È un’azione lenta, silenziosa e ritmica, che non disturba il pensiero, anzi stimola la riflessione permettendo di osservare anche le cose più piccole.  Faticosa ma non estenuante, consente di sentire e percepire il proprio corpo e di apprezzare le distanze guadagnate, un passo alla volta. Autonoma, non si deve fare ricorso a mezzi meccanici, si parte e ci si ferma quando lo si desidera, si procede al proprio ritmo.

Eppure, ora, durante questa pandemia, lo si fa in maniera spontanea, coscienziosa, con fierezza e metodicità.

Provate a riflettere quanto spesso vi sentite estranei al vostro luogo di vita a causa dei ritmi incessanti e a come percorriamo le solite strade, nei soliti tempi e con le solite abitudini. Quindi, mai come in questo momento, camminare, oppure fare ginnastica a corpo libero, rappresentano per tutti noi il mezzo per una nuova coscienza del corpo, per conoscerne i limiti ma anche per prevenire e curare alcune malattie, nel rispetto dell’ambiente e della cultura sociale in cui viviamo. Uno stile di vita salutare ed un modo per riappropriarsi del luogo in cui si abita o si frequenta, conoscendolo meglio ed usandolo per tonificarsi, rilassarsi e, volendo, anche divertirsi. Questo è il giusto valore dello sport.

Mai come ora l’applicazione di tutte queste regole rendono ‘vitale’ la quotidianità di ciascuno di noi, rafforzandone il concetto di movimento che è patrimonio culturale di ognuno. Il ‘movimento’, inteso come azione di un corpo, è una caratteristica di tutti gli esseri viventi ed in particolare dell’uomo: ne determina il suo comportamento, la sua struttura organica e psichica (nuova coscienza del corpo), lo pone a contatto dei simili, lo fa comunicare e di conseguenza ne caratterizza globalmente la sua esistenza. Il movimento è cultura intesa come pensiero da cui scaturisce azione e, nell’accezione antropologica, è la proiezione esterna dell’organismo biologico. L’era moderna, sempre più tecnologica, inevitabilmente ci allontana dalla consapevolezza del proprio corpo, e le uniche proiezioni esterne di esso, purtroppo, si estrinsecano esclusivamente nell’applicazione mentale intesa come lavoro intellettuale. Con lo sport si acquisisce metodo di allenamento, di lavoro e di studio, dove la responsabilità individuale è parte integrante della responsabilità collettiva.

Quando tutto sarà finito e avremo debellato il Covid-19, spereremo di aver dato un nuovo significato etico ed estetico allo sport. Dove per ‘etica’ si deve intendere l’insieme dei capisaldi, dei punti di riferimento, delle norme, dei valori e dei comportamenti che ciascuna persona deve avere per relazionarsi ed umanizzarsi, insieme agli altri e con sé stesso e, nel caso dello sport, contestualmente a tutti coloro che lo praticano.

Passeggiare, camminare, correre, andare in bicicletta, oppure visitare città o musei e apprenderne la cultura insita in esse – la nostra Bella Italia! – conoscere le abitudini enogastronomiche loco-regionali (educazione alimentare), ecc., dovrebbero rappresentare per l’uomo moderno (globalmente inteso), un impegno quotidiano in base alle individuali disponibilità. I mari, le montagne, le colline e le campagne, per le peculiarità climatiche possedute e per le regole di vita abituali, non rappresentano soltanto ambienti alternativi alla città, ma sempre più spesso il luogo dove è possibile impegnarsi in sollecitazioni fisico-motorie, intellettive e gustative, nuove e inconsuete, e questa percezione sensoriale è l’aspetto ‘estetico’ dello sport.

Lo sport allena diverse forme di intelligenza: fisico-motoria, emotiva e sociale, ma anche tattica e strategica. Nasce un nuovo concetto di sport che va oltre le comuni attività quotidiane vitali e obbligatorie, per poi realizzarsi in nuovi valori, regole e scelte di movimento che condizionano qualità interiori che, prima di tutto questo, erano sconosciute: diritto di praticare attività fisico-motoria confacente alle personali attitudini, ma anche perseveranza e coraggio.

Lo sport è divertimento e gioco ma anche sudore e fatica, a volte dolore, rabbia e angoscia, ma soprattutto è riscatto, passione, impegno, determinazione ed anche, gioia e bellezza. Dopo questo periodo di ‘lockdown’, è questo il messaggio che dovremmo lasciare alle future generazioni alla luce di tutto ciò che sta avvenendo.

 

Aprile 2021

Lo sport ha subito negli ultimi anni una crescente evoluzione, a tal punto che ha coinvolto non solo gli aspetti culturali (educativi e formativi), sociali (inclusione e coesione), ambientali, economico-finanziari, centri di ricerca e studi universitari, l’imprenditoria del settore, istituzioni, enti ed associazioni di promozione sportiva locali e nazionali, ma anche e soprattutto un grande valenza medico-sanitaria sul versante preventivo, terapeutico e riabilitativo.

Il tutto nell’accezione più ampia di sport, ossia ricerca di uno stile di vita che sia espressione corporea di ‘benessere psico-fisico’ individuale e collettivo, con ‘costi sostenibili’ da chiunque ne fruisca.

Lo sport visto come ‘bene pubblico’, da tutelare e salvaguardare per noi e le generazioni che ci seguiranno.

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