Ritratto del Dr. Gachet
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Ritratto del Dr. Gachet

Commenti in cornice

di Efram L. Burk

 

Ritratto del Dr. Gachet

Ritratto del Dr. Gachet – prima versione

Vincent van Gogh – olio su tela, 1890

67×56 cm, Collezione privata

 

Ritratto del Dr. Gachet

Ritratto del Dr. Gachet – seconda versione

Vincent van Gogh – olio su tela, 1890

67×56 cm, Museo d’Orsay – Parigi

 

Nel 1890, dopo un lungo periodo passato in manicomio a Saint-Rémy, Vincent van Gogh venne messo in contatto, tramite suo fratello Theo, con il dott. Paul-Ferdinand Gachet (1828-1909) medico psichiatra ed omeopata, già amico di artisti influenti come Édouard Manet, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne e Camille Pissarro. Ad Auvers, borgo rurale a 30 km da Parigi, nacque tra i due una tale empatia per cui Van Gogh scrisse a Theo: «Ho trovato un vero amico nel Dr. Gachet, qualcosa come un altro fratello, ci assomigliamo così tanto sia fisicamente che mentalmente». Gachet diagnosticò a Van Gogh una malattia mentale circolare o psicosi maniaco-depressiva, e consigliò una arte terapia ante litteram. Così il grande artista si gettò a capofitto nella pittura e dipinse più di un quadro al giorno. Campagne assolate, contadini al lavoro, ma anche la casa ed il famoso giardino del dottor Gachet, dove questi coltivava le piante con cui era solito preparare tinture madri e medicamenti omeopatici: l’aconito, la belladonna, la camomilla, la brionia, la digitale.

Entrambe le versioni pittoriche raffigurano il dottore con un’espressione disperata e malinconica, con il gomito destro appoggiato su un tavolo, e con la testa in pugno. Sul tavolo in primo piano risalta la pianta medicinale della digitale purpurea. In una lettera a Theo l’artista ha scritto: «Ho fatto il ritratto di M. Gachet con un’espressione malinconica, che potrebbe sembrare una smorfia per quelli che la vedono…triste ma gentile, chiara e intelligente, così come molti ritratti dovrebbero essere fatti. Vorrei fare dei ritratti che tra un secolo potessero sembrare, alla gente dell’epoca, come delle apparizioni». In una lettera all’amico Paul Gauguin, Vincent scrisse di voler rappresentare nel volto malinconico del dottore «l’espressione spezzata del nostro tempo». Desiderava creare un ritratto moderno, una sorta di testamento artistico, come scrive in una lettera a sua sorella Wilhelmina: «mi entusiasma molto più di tutto il resto del mio mestiere». L’appassionata pennellata, la dipendenza dalla linea animata e l’uso espressivo del colore, sono tutte caratteristiche stilistiche distintive dell’artista, e rappresentano senza dubbio ciò a cui fa riferimento nella sua lettera.

Purtroppo, la breve terapia omeopatica, il tentativo di recupero salutistico e l’ottimo rapporto basato sulla fiducia reciproca, non basteranno ad evitare la crisi finale: il 27 luglio dello stesso anno, a soli 37 anni, Vincent Van Gogh si sparò un colpo di fucile al petto. Come per numerosi artisti, talento e fama giunsero postumi, tant’è che la prima versione del Ritratto del dr. Gachet fu venduta nel 1990 presso la casa d’aste Christie’s di New York per 82,5 milioni di dollari, stabilendo il record per il prezzo più alto mai pagato per un dipinto.

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