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Il bambino malato (Autoritratto a Cadaqués)

Commenti in cornice

di Efram Burk

 

bambino-malato

Salvador Dalì – gouache e olio su cartone, 1923
57×51 cm, Salvador Dalí Museum, St. Petersburg (Florida)

L’artista spagnolo Salvador Dalì nacque, nel 1904, a Figueres, una piccola cittadina nella provincia di Girona, in Catalogna, da una benestante famiglia borghese. Suo fratello maggiore, anch’egli di nome Salvador, era morto di meningite nove mesi prima della sua nascita. I genitori condussero l’artista a soli cinque anni, sulla tomba del fratello, inducendolo a credere di esserne la reincarnazione, delirio del quale si convinse e che contribuì non poco alla sua instabilità mentale. Nel 1921 si iscrisse alla Scuola di Belle Arti San Fernando di Madrid, dove incontrò il poeta García Lorca ed il regista Luis Buñuel e lì, come molti altri artisti, si ribellò alle autorità in una protesta collettiva, tanto da essere espulso dalla scuola dopo solo un anno. Da quel momento la sua vita artistica intraprese il percorso che lo portò a guadagnarsi una fama universale come pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore.

Nel 1923 dipinse il suo primo autoritratto in ricordo del fratello e di cui scrisse nella autobiografia

Ci somigliavamo come due gocce d’acqua, ma rilasciavamo riflessi diversi. Probabilmente lui era una prima versione di me, ma concepito in termini assoluti.

Nell’angolo in alto a sinistra, l’uccello in gabbia, esprime il suo sentirsi imprigionato dalle convenzioni, la mancanza di quella libertà dell’essere pienamente sé stesso. Proprio da questa forte necessità, ha origine quella personalità sempre alla ricerca dello scandalo e del sensazionalismo, l’enfant terrible che solo successivamente diverrà un surrealista maturo e del quale non abbiamo nessun indizio in quest’opera. Qui Dalì sembra semplicemente lavorare attraverso vari stili artistici, dalla scomposizione dei colori tipici del Pointillisme, ai colori audaci del Fauvismo, ottenendo il proprio ritratto come un convalescente seduto su una terrazza di Cadaqués, paese catalano vicino alla sua città natale. La sua malattia è evidenziata dal pallore e dalla presenza di una bottiglia da cui assume la medicina in piccole dosi, a giudicare dal bicchiere poggiato sul tavolo. In questa cittadina balneare conosce Gala, un’espatriata russa di undici anni più grande di lui e già sposata con il poeta surrealista Paul Éluard. Non si lasceranno più, e lei diventerà la sua compagna e musa, criticata ed accusata di essere la sua aguzzina. Entrambi dotati di spirito eccentrico ed anticonformista, avevano trovato un equilibrio tra le loro nevrosi che li completava e li univa, un rapporto di forte dipendenza reciproca con sfaccettature ai limiti della perversione. La coppia trovò rifugio a Port Lligat in una piccola costruzione composta inizialmente di sole due stanze e che negli anni si ampliò fino a diventare un labirinto irregolare di stanze comunicanti, costruite secondo il progetto di Dalì. Un vero rifugio, che rappresentò il fulcro della loro vita artistica. Questa abitazione trasformata oggi in un museo, visitabile solo con prenotazione ed entrando al massimo in otto per volta, rende perfettamente lo spirito ed il senso di due vite originali, vissute all’estremo nel bene e nel male.

 

Perché in casa mia non ci sono appesi miei dipinti?
È perché non posso permettermeli.


Pablo Picasso

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