I monasteri benedettini nella valle dell’Aniene
di Roberto Giagnoli
Negli ultimi due secoli dell’Impero Romano d’Occidente, fu significativo il fenomeno della presenza nella Valle dell’Aniene di singoli eremiti e di monaci riuniti in piccole comunità; i primi seguendo l’esempio di Sant’Antonio Abate (252-356), maestro in
Egitto di molti eremiti detti anacoreti, i secondi quello di San Pacomio, fondatore nel IV secolo di cenobi nella Tebaide. Questi eremiti vivevano per lo più in grotte naturali, oppure all’interno di rovine romane, che furono ampiamente sfruttate come rifugi e persino come chiese.
Anche la Villa di Nerone a Sublacum, odierna Subiaco, ospitò, in alcuni dei suoi ambienti, il primo monastero di San Benedetto, noto sotto il nome di San Clemente.
Un fascino particolare ebbero sempre, fin dalla remota antichità, le montagne con i loro picchi rocciosi. Ne sono esempio la Dea Feronia ricordata presso la Morra Ferogna vicino a Subiaco, oppure la Triade Italica, tramutatasi nel IV secolo nella S.S. Trinità ai piedi della parete rocciosa sul fianco meridionale del Colle della Tagliata, contrafforte del Monte Autore nel comune di Vallepietra.
La stessa cosa può dirsi della nascita del Santuario della Mentorella, il cui scoglio precipita ai fianchi dell’odierno paese di Guadagnolo, che ospitò nella sua punta estrema eremiti in cerca di un più diretto collegamento con il Cielo, favoriti dal completo distacco dalle cose mondane.
Allo stesso modo, sul Monte Taleo di Subiaco, sorse ben presto un monumento dedicato a San Biagio, prima che vi giungesse San Benedetto da Norcia (fine secolo V – inizi del VI). San Benedetto lasciò un’impronta indelebile nella Valle dell’Aniene, nobilitandola spiritualmente e segnandola a tal punto da rendere inscindibile il binomio San Benedetto-Sacro Speco del Monte Taleo.