Tiburtina Valeria
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Tiburtina Valeria

Territorio da scoprire

di Roberto Giagnoli

 

L’immenso complesso di strade realizzate dai Romani rappresenta un’opera di straordinaria ingegneria che, con complessivi 100.000 Km di lastricato, hanno contribuito allo sviluppo della civiltà romana in tutto il mondo allora conosciuto.
Costruite principalmente per scopi militari, consentendo un veloce spostamento di truppe e di merci, dove arrivavano le strade arrivava anche tutto un sistema di civilizza
zione che permetteva lo sviluppo economico e culturale dei territori circostanti.

La Via Tiburtina Valeria, attraversando la penisola, permetteva il collegamento diretto, più che mai strategico, tra la costa Est e la costa Ovest della Penisola. Pur essendo una strada relativamente breve, rivestiva quindi una grande importanza, come dimostra anche il fiorire, lungo il suo tragitto, di città importanti e di interessanti testimonianze culturali, talvolta sorprendenti e poco conosciute che, in questa rubrica si vogliono illustrare per poterne con dividere l’indubbio fascino.


La Tiburtina Valeria deve il suo nome al luogo di destinazione, cioè Tivoli (in latino Tibur) e il primo console che la fece pavimentare. Fatta costruire dal console Marco
Valerio Massimo Potito, attorno all’anno 286 a.C., aveva il suo punto di inizio nell’attuale zona di Piazza Vittorio, di fronte al monumentale Ninfeo di Alessandro, castellum aquae
dell’Acquedotto Claudio, o dell’Anio Novus. Di questo monumento, di forma trapezoidale, meglio noto come Trofei di Mario, rimangono in loco copiosi resti di murature, mentre le decorazioni marmoree furono trasportate sul Campidoglio per ornare, dal 1590, la balaustra della cordonata michelangiolesca.

I due trofei non appartengono, però, all’epoca di Mario, ma sono riferibili all’imperatore
Domiziano, di cui celebrano le vittorie nei confronti dei Catti e Daci, nell’anno 89 d.C.. Fu solamente in seguito alla costruzione delle Mura Aureliane, nel terzo secolo, che l’ini
zio della strada venne situato a Porta Tiburtina.
La strada, che fu restaurata tra il 48 e 49 d.C., nel suo secondo tratto, dall’imperatore Claudio, collega ancora oggi la Capitale con Tivoli, Avezzano, Chieti e Pescara.
Questa arteria, che seguiva il tracciato naturale, sfruttato fin dai tempi preistorici per la transumanza, venne, come tutte le strade romane, utilizzata per fini militari, per
diventare, in seguito, la strada che molti nobili romani utilizzavano per raggiungere i loro luoghi di otium e di villeggiatura.

L’area di Tibur era, infatti, una delle più apprezzate dall’aristocrazia romana per la costruzione di ville; valga a proposito l’esempio della Villa dell’imperatore Adriano a
Tivoli e la dimora del poeta Orazio, presso Licenza.
La Via Tiburtina fu prolungata, nel 350 a.C., fino all’antichissima città equa di Alba Fucens e, successivamente, attraverso la pianura del Lacus Fucinus, fino al cuore del
l’odierno Abruzzo.

Fu elevata a strada “consolare” da Marco Valerio Massimo nel 284 a.C. e prolungata fino a Teate (Chieti) e Ostia Aterni, l’odierna Pescara, che per questo divenne un importante porto in età augustea.

Tiburtina Valeria

Foto aerea del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli che
inglobava la Via Tiburtina con un percorso coperto (via tecta).

Tiburtina Valeria

Il tratto dell’antica strada visibile presso il complesso
termale a Tivoli Terme.


Tratto dal Libro
“TIBURTINA VALERIA L’ANTICA VIA DA ROMA A PESCARA”
di Roberto Giagnoli

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