Una piccola targa d’ottone sulla porta recava scritto “Ing. Bernardo C …”.
Era la prima volta che andavo a casa dell’ingegnere.
Anzi, per molti anni non lo avevo mai visto neanche in studio, come spesso accade coi nostri pazienti che sono impegnati in attività lavorative in proprio. Poi però un giorno, due o tre mesi prima, l’ingegnere si era deciso a consultarmi per riferirmi del suo intestino, che da un po’ di tempo faceva “capricci”…
Non poteva definirsi una bella donna.
Anche se i tratti del viso e del portamento, il fisico asciutto, facevano trapelare una sorta di affascinante nobiltà.
Venne in studio un giorno, per presentarsi e per parlarmi della sua rinite allergica.
Con l’arrivo della bella stagione mio fratello ed io salivamo in soffitta per recuperare le nostre bici, in letargo dalla fine dell’estate e, con gran disappunto, non le trovavamo quasi mai… pronte all’uso!
Con l’arrivo della bella stagione mio fratello ed io salivamo in soffitta per recuperare le nostre bici, in letargo dalla fine dell’estate e, con gran disappunto, non le trovavamo quasi mai… pronte all’uso!
Messaggio SMS del 26 febbraio 2020:
«Buongiorno dottore. Ieri mi trovavo in fila alla posta. Una signora accanto mi ha tossito in faccia senza coprirsi la bocca e immediatamente è corsa via. Mi consiglia di verificare?»
È l’unica traccia scritta che mi è rimasta, chissà come e perché, sul telefonino,
Amerigo non stava in piedi.
Sua moglie Flora mi aveva chiamato al telefono informandomi del problema, ma senza sapermi spiegare di più. D’altronde anche lei, come suo marito, si avvicinava oramai ai novanta e, pur essendo entrambi ancora relativamente autosufficienti, alcuni colpi cominciavano inevitabilmente a perderli.
Amerigo non stava in piedi.
Sua moglie Flora mi aveva chiamato al telefono informandomi del problema, ma senza sapermi spiegare di più. D’altronde anche lei, come suo marito, si avvicinava oramai ai novanta e, pur essendo entrambi ancora relativamente autosufficienti, alcuni colpi cominciavano inevitabilmente a perderli.
Lisetta, a dispetto del nome, era un donnone enorme.
Un metro e settantacinque per centoventi chili.
E una forza erculea.
Riusciva a sollevare pesi impossibili ed a mettere sottosopra una casa intera in pochi minuti nell’esercizio delle sue funzioni di donna delle pulizie di lungo corso.
«…ed infine, se un paziente si presenta nel vostro studio per altri motivi e subito, con grande ansia, vi chiede prima di tutto di tranquillizzarlo rivelandogli l’ubicazione del bagno, probabilmente si tratta di un paziente affetto da diarrea psicogena!»
Amerigo non stava in piedi.
Sua moglie Flora mi aveva chiamato al telefono informandomi del problema, ma senza sapermi spiegare di più. D’altronde anche lei, come suo marito, si avvicinava oramai ai novanta e, pur essendo entrambi ancora relativamente autosufficienti, alcuni colpi cominciavano inevitabilmente a perderli.
