Lo spazio e il tempo
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Lo spazio: luogo di processi relazionali e di esperienze interiori

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di Giada De Francesco

 

 

Parlare di spazi significa parlare di un bisogno dell’essere umano che è quello di un ambito di demarcazione, perché è un bisogno dell’uomo mettere i confini che distinguano le componenti della realtà.

Questo discorso sul confine, sul limite, è assai importante – azzarderei anche la parola ‘vitale’ – poiché ha la funzione di mantenere l’integrità del soggetto. Dove noi stiamo, lo spazio risponde, fa da riferimento e da sfondo, e ci dà l’immagine dell’insieme e della relazione.

Ne abbiamo bisogno a tal punto che anche quando questo confine fisicamente non c’è, siamo orientati a percepirlo ugualmente.

Esiste però un paradosso filosofico: ovvero l’essere umano nella sua individuazione, cioè nello scoprire chi è – e per scoprire chi si è lo si può fare solo rispecchiandosi e riconoscendosi nell’altro – deve invece operare una separazione, una distinzione dall’altro, dalla relazione stessa, e questo può realizzarsi proprio grazie alla percezione dei propri confini.

Confini primariamente corporei, che poi il soggetto umano potrà utilizzare per confrontarsi con la diversità, per relazionarsi con tutta la realtà, e questo è il senso di evolutività dello spazio.

Infatti, lo spazio nella sua valenza simbolica cambia in modo evolutivo, cioè cambia la percezione dei propri confini / spazi lungo l’arco della vita.

Quando parliamo di spazio, istintivamente lo associamo prima al corpo, poiché è il corpo che stabilisce le coordinate, le direzioni, la lontananza o la vicinanza. Ci sono molte variabili che influenzano lo spazio, per esempio l’età, il genere, la personalità e la cultura:

  • con l’età lo spazio muta: c’è la tendenza ad aumentare l’ampiezza del proprio spazio con l’avanzare degli anni;
  • riguardo il genere, c’è una diversità tra le persone di sesso maschile che manifestano un’ampiezza maggiore dello spazio, soprattutto interagendo con persone dello stesso sesso;
  • la personalità identifica spontaneamente spazi che gli sono propri, come ad esempio la relazione tra il grado di introversione nelle relazioni e la distanza fisica dall’altro;
  • la cultura incide in modo profondo nella definizione degli spazi. Il comportamento spaziale dell’uomo risulta fortemente condizionato dalle idee, che ci fanno muovere in svariate direzioni. A mio parere, basta un’idea sbagliata o non corretta del tutto per vedere il mondo dello spazio e del confine in un’ottica completamente diversa.

Al di fuor di me, nello spazio, c’è un’unica posizione della
lancetta e del pendolo, perché delle posizioni passate non resta
nulla.

Henri-Louis Bergson

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