Anticoli Corrado
Cartoline dal passato
di Tertulliano Bonamoneta, Maria Antonietta Orlandi
È posto su uno sperone roccioso, alle pendici dei monti Ruffi, verso la piana di Arsoli. Si chiamò Fundus Anticulanum ed entrò nei possedimenti dell’Abbazia di San Cosimato e di quella di Subiaco. Fu, in seguito, prevalentemente feudo dei Colonna. Alcuni fanno derivare il nome di Anticoli dalla famiglia degli Antiochia, che aggiunse il secondo nome, Corrado, per ricordare il Corrado, magnificus et potens vir, discendente di Federico II.
Ma Anticoli più che per la storia è famoso nel mondo per l’arte. Fin dai primi anni dell’Ottocento la fama della bellezza delle modelle anticolane si sparse negli ambienti artistici della capitale e molti pittori giunsero in Anticoli: belgi, danesi, svizzeri, svedesi, austriaci e per ultimi gli italiani alla ricerca di nuove suggestioni del paesaggio. Nel Novecento si contavano ad Anticoli più di sessanta studi aperti, occupati da pittori e scultori residenti nel paese, fra l’altro, non pochi di loro, felicemente sposati con le giovani ed avvenenti modelle locali.
La gastronomia
Un tempo le carni di cui si disponeva nella cucina anticolana erano quella di pecora e quella di pollo che venivano cucinate nella tigama o nella pila. Durante il periodo della mietitura il piatto forte dei contadini era la pasta chiamata cazzareji. Nel periodo invernale, invece, predominavano i ‘franti.
Da sempre in paese è praticata la raccolta di funghi: porcini, galletti, ovuli e prataioli che si trovano particolarmente in due zone denominate le Cavallara e gliu Fjoio dove di recente vi si trova anche una buona quantità di tartufi chiamati scorzoni.
La ricetta – I ‘franti
Ingredienti: farina di grano, acqua, uovo e sale.
Prendete la farina di grano e spandetela sulla tavola. Aggiungete acqua, uovo e impastate gli ingredienti. Parte dell’impasto stritolatelo in piccoli pezzi, grandi come chicchi di riso. Passateli a ju
sotacciu (staccio) per togliere la farina in eccesso; versateli nell’acqua bollente, facendo attenzione di girarli continuamente per non farli attaccare. A cottura ultimata (circa 15 minuti), scolateli e adagiateli sulla tavola di legno per essere conditi preferibilmente con sugo di carne e pezzi di salsiccia.
La sagra
Sagra dei “Cannaruzzuni alla mietitura”, in agosto.
Con l’occasione viene preparata un’esposizione degli utensili della civiltà contadina.
Il proverbio
Ju picchiero e la scudella fau la femmena bella. |
Un bicchiere di vino e un buon pasto fanno la donna bella. |