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Elogio allo sport

di Nicola Iacovone

Etica ed estetica dello sport

Per ‘etica’ si intende l’insieme dei capisaldi, dei punti di riferimento, delle norme, dei valori e dei comportamenti che ciascuna persona deve avere per relazionarsi ed umanizzarsi, insieme agli altri e con se stesso e, nel caso dello sport, contestualmente a tutti coloro che lo praticano. Passeggiare, camminare, correre, andare in bicicletta, ma anche sciare, nuotare, cavalcare, veleggiare, oppure visitare città o musei e apprenderne la cultura insita in esse, conoscere le abitudini enogastronomiche loco-regionali, ecc., dovrebbero rappresentare per l’uomo moderno (globalmente inteso), un impegno quotidiano in base alle individuali disponibilità.

I mari, le montagne, le colline e le campagne, per le peculiarità climatiche possedute e per le regole di vita abituali, non rappresentano soltanto ambienti alternativi alla città, ma sempre più spesso il luogo dove è possibile impegnarsi in sollecitazioni fisico-motorie, intellettive e gustative, nuove e inconsuete e questa percezione sensoriale è l’aspetto estetico dello sport.

Essendo cambiato radicalmente il concetto di salute, inteso come benessere globale, è cambiato anche il concetto di riposo e di svago, il tutto all’impronta del dinamismo.

Molto spesso le vacanze programmate durante l’arco dell’anno, rappresentano l’unica occasione per creare e sollecitare adattamenti specifici di qualità morfo-funzionali ed estetico-intellettuali che non possono essere realizzate in altri periodi dell’anno, perché inconsapevolmente siamo troppo travolti dagli impegni quotidiani.

Per cui la ricerca di momenti di relax fisico-mentali, non costituiscono solo il perseguimento di soddisfazioni edonistiche per la riscoperta di valori corporei, quanto piuttosto l’adattamento progressivo e costante nel tempo di un nuovo concetto legato al muoversi e al movimento, inteso come conoscenza dei propri limiti e capacità.

L’era moderna, sempre più tecnologica, inevitabilmente ci allontana dalla consapevolezza del proprio corpo e le uniche proiezioni esterne di esso, purtroppo, si estrinsecano esclusivamente nell’applicazione mentale intesa come lavoro intellettuale.

Lo sport quindi rappresenta per molti di noi l’unico mezzo per una nuova coscienza del corpo, eticamente ed esteticamente vissuta.

Con lo sport si acquisisce metodo di allenamento, di lavoro e di studio, dove la responsabilità individuale è parte integrante della responsabilità collettiva.

Dai dati pubblicati recentemente dal Censis, è emerso che in Italia vi sono circa 95.000 ‘punti di offerta sportiva’ (1 ogni 630 abitanti) e tale rapporto rappresenta la più estesa e ramificata rete commerciale nel contesto in cui viviamo, superiore al numero di tabaccherie, banche, farmacie, ospedali, medici di famiglia, scuole, strutture religiose, ecc.

Tali dati incontrovertibili sono un invito alla riflessione sul valore sociale, e quindi sanitario, intellettuale ed economico di tale fenomeno che ormai caratterizza la nostra realtà.

Lo sport allena diverse forme di intelligenza: fisico-motoria, emotiva e sociale, ma anche tattica e strategica.

Lo sport è divertimento e gioco ma anche sudore e fatica, a volte dolore, rabbia e angoscia, ma soprattutto è riscatto, passione, impegno, determinazione, ed anche gioia e bellezza.

Carta Internazionale UNESCO per lo Sport

Il documento aggiornato nel 2015, nel rispetto dei principi del documento originario del 1978, introduce principi universali quali la parità di genere, la non-discriminazione e l’inclusione sociale nello sport e attraverso lo sport. Inoltre, evidenzia i benefici dell’attività fisica, la sostenibilità dello sport, l’inclusione delle persone diversamente abili e la protezione dei minori. Eccone di seguito gli articoli.

  1. Ricordando che nella Carta delle Nazioni Unite i popoli hanno proclamato la loro fiducia nei diritti fondamentali dell’uomo e nella dignità e nel valore della persona umana, e hanno affermato la loro volontà di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita.
  2. Ricordando che, secondo quanto previsto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ogni persona è titolare di tutti i diritti e le libertà enunciati in quel documento senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, colore, sesso e genere, di lingua, di religione, di opinione politica o di altra natura.
  3. Convinti che la sicurezza e la libertà di ogni essere umano di sviluppare e preservare le proprie potenzialità e il proprio benessere fisico, psicologico, sociale siano condizioni (imprescindibili) per l’esercizio dei Diritti Umani.
  4. Mettendo in evidenza che le risorse, l’autorità e la responsabilità per l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport devono essere assegnati senza discriminazioni di genere, età, disabilità o per qualsiasi altra ragione, per superare l’esclusione vissuta da gruppi vulnerabili o emarginati.
  5. Prendendo atto che la diversità culturale nell’educazione fisica, nell’attività fisica e nello sport costituisce parte del patrimonio immateriale dell’umanità e include il gioco fisico-motorio, la ricreazione, la danza, lo sport e i giochi organizzati, casuali, competitivi, tradizionali e indigeni.
  6. Riconoscendo che l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport possono portare una varietà di benefici individuali e sociali, come la salute, lo sviluppo sociale e economico, la partecipazione attiva dei giovani, la riconciliazione e la pace.
  7. Mettendo in luce il fatto che per utilizzare pienamente il proprio potenziale al fine di promuovere valori come il fair play, l’uguaglianza, l’onestà, l’eccellenza, l’impegno, il coraggio, il lavoro di squadra, il rispetto delle regole e delle leggi, il rispetto di se stessi e degli altri, lo spirito di comunità e di solidarietà, così come il divertimento e il piacere, l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport devono essere di qualità.
  8. Riaffermando che, al fine di raggiungere l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport di qualità, tutto il personale, sia professionale che volontario, deve avere accesso a una formazione adeguata, alla supervisione e alla consulenza di supporto.
  9. Sottolineando che l’esperienza di gioco precoce, con i genitori e con coloro che se ne prendono cura, e la partecipazione all’educazione fisica di qualità sono i punti di partenza essenziali per i bambini nell’apprendere le competenze, i comportamenti, i valori, le conoscenze, la comprensione e il piacere necessari per la partecipazione permanente all’attività fisica, allo sport e nella società in generale.
  10. Mettendo in evidenza che l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport dovrebbero cercare di promuovere legami più forti tra le persone, la solidarietà, il rispetto e la comprensione reciproci e il rispetto per l’integrità e la dignità di ogni essere umano.
  11. Insistendo sul fatto che le azioni di concertazione e la cooperazione tra le parti interessate a tutti i livelli sono le condizioni necessarie per proteggere l’integrità e i potenziali benefici dell’educazione fisica, dell’attività fisica e dello sport da discriminazione, razzismo, omofobia, bullismo, doping, manipolazione, eccessivo allenamento dei bambini, sfruttamento sessuale, tratta di esseri umani, violenza.
  12. Consapevoli che la pratica responsabile in un ambiente naturale possa arricchire l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport e che essa susciti il rispetto per le risorse del Pianeta e l’impegno a conservare e utilizzare (responsabilmente) queste risorse nell’interesse superiore dell’umanità.
  13. Dichiara che questa Carta internazionale pone l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport al servizio dello sviluppo umano, ed esorta tutti, in particolare i governi, le organizzazioni intergovernative, le organizzazioni sportive, gli enti non governativi, il mondo degli imprenditori, i media, gli educatori, i ricercatori , i professionisti e i volontari dello sport, i partecipanti a vario titolo e il personale di supporto, gli arbitri, le famiglie, così come gli spettatori ad impegnarsi nel rispetto e nella diffusione della presente Carta, in modo che i suoi principi possano diventare una realtà per tutti gli esseri umani.

Le beta endorfine: queste sconosciute

Sostanze organiche endogene dotate di proprietà biologiche analgesiche simili a quelle della morfina e delle sostanze oppiacee (utilizzano i medesimi recettori).

Attualmente si conoscono quattro distinte classi di endorfine: alfa, beta, gamma e delta, più due sostanze estratte dal tessuto nervoso e denominate: encefaline.

Funzione delle endorfine: ogniqualvolta il nostro corpo è colpito da un evento stressante, si attuano una serie di reazioni endocrine che cercano di riequilibrare la nostra struttura verso l’omeostasi. L’interazione con l’ambiente circostante è da annoverare fra gli agenti stressanti esterni che comporta un coinvolgimento di strutture precise come muscoli, articolazioni, apparato cardiocircolatorio, ecc. al quale va associato la componente psicologica che fa parte degli agenti stressanti interni.

Nell’uomo lo stress fisico e mentale comporta un aumento della secrezione del CRF (corticotropin-relasing-factor) che va a stimolare l’ipofisi al rilascio di vari ormoni tra cui anche le β-endorfine. È dimostrato che gli effetti benefici prodotti dall’attività fisica, (controllo della fame, termoregolazione, diminuzione dell’ansia, accrescimento dell’autostima, ecc.) sono dovuti al rilascio di β-endorfine.

Diverse ricerche hanno dimostrato che maggiore è lo stato di forma degli atleti e il tipo di allenamento che utilizzano (frequenza e intensità), maggiore è la secrezione di β-endorfine, a tal punto che è stata evidenziata e studiata la sindrome del ‘Runner’s high’ (sballo del corridore – inizio anni ‘90) in coloro che praticavano attività aerobica quotidiana per almeno 40-50 min. (negli atleti di élite aumenta fino a 10 volte i valori basali).

Le cellule destinate alla produzione delle endorfine sono localizzate in varie parti del SNC, tuttavia le stesse sono presenti nell’ipofisi, nelle ghiandole surrenali, nelle ghiandole salivari e nel tratto gastrointestinale.

Come anche numerosi alcaloidi di derivazione morfinica, le endorfine sono in grado di procurare uno stato di euforia e/o di sonnolenza, più o meno intense a seconda della quantità rilasciata. L’attività delle endorfine può inoltre intervenire nei meccanismi che portano all’insorgenza dei fenomeni di dipendenza e di assuefazione farmacologica e nella crisi da astinenza (Runner’s high).

Lo sport in gravidanza

La credenza popolare (ed anche scientifica) ha ostacolato per anni la pratica sportiva nelle donne in gravidanza. Anzi, il riposo assoluto era la prescrizione terapeutica che maggiormente ricorreva in tale stato ‘fisiologico’.

Nonostante vi fossero state già negli anni ‘50 dei casi di donne che, seppur in stato di gravidanza, avessero vinto persino le Olimpiadi, la totale diffidenza nei confronti di tale fenomeno è stata solo ultimamente ‘in parte’ superata.

Merito di ciò sono stati gli innumerevoli studi medico-scientifici, i cambiamenti di costume sociale, il benessere economico e la moderna psicologia dello sport.

Nell’era odierna il continuo sottoporsi ad accertamenti sanitari durante la gravidanza, l’età avanzata con cui si procrea, gli accorgimenti alimentari da rispettare, le minacce d’aborto che si possono presentare durante il primo trimestre di gravidanza, la paura di assumere farmaci, il tutto, al fine di garantire una vita sana all’embrione e alla gestante, può in alcuni casi essere interpretato come stato di malattia e non più come stato ‘fisiologico’ (perdita della sicurezza e della serenità materna).

A smentire ciò, giungono gli innumerevoli studi i quali hanno dimostrano che, nelle atlete in stato di gravidanza, si osserva un aumento del rendimento atletico. A tal riguardo negli anni ‘60 e ‘70 più volte si postulò l’idea che alcune atlete usassero gli effetti iniziali della gravidanza per poterne trarre beneficio nelle prestazioni sportive.

Studi più recenti fanno rilevare che la donna sportiva partorisce più facilmente, anche se la fase di dilatazione è più lunga (per la maggiore tonicità dei muscoli perineali rispetto alle gravide sedentarie) ed inoltre, si osserva una fase espulsiva più breve.

Di conseguenza, le ostilità osservate in alcune atlete nei confronti della gravidanza, sono da attribuire esclusivamente a motivi di ordine psicologico (negativa rappresentazione del parto). Chiaramente gli adattamenti organici indotti dalla pratica sportiva si sommano nella gestante ai mutamenti indotti dallo stato di gravidanza: questa è una delle nuove frontiere che la scienza dello sport tutt’ora affronta per suffragare le credenze popolari e ribadire l’importanza dell’attività motoria in tutte le circostanze della vita.

Infatti, non vi sono evidenze sperimentali che dimostrino che l’esercizio fisico sia controindicato nelle gravidanze fisiologiche. Anzi, si può addirittura migliorare la propria condizione fisica con aumento della capacità aerobica che sfiora il 20% e decremento del 10% della stessa nelle gestanti sedentarie. Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato che la percentuale di neonati con peso alla nascita, superiore a 3,5 Kg., è maggiore nelle gestanti allenate.

L’allenamento è utile qualora sia regolare, di intensità moderata e purché si evitino: le sudorazioni eccessive (con conseguente disidratazione), le dispnee intense e le tachicardie superiori a 140 battiti al minuto.

Gli sport da consigliare sono: il nuoto (anche l’acquagym), il jogging, andare in bicicletta, camminare a passo sostenuto, ma anche altri come lo sci di fondo. Da sconsigliare sono gli sport subacquei, in quanto le condizioni iperbariche interferiscono sull’accrescimento fetale.

Effetti positivi dell’attività sportiva in gravidanza: minori stati ipertensivi, minore incidenza di parti operativi e di lacerazioni perineali, minore durata del travaglio, migliore tolleranza al dolore, migliore controllo della glicemia, maggiore senso di benessere.

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