Il nostro amico Carlo
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Il nostro amico Carlo

Editoriale rivista n.20

di Stefano Strano

 

In questo numero di SPELS Academy torniamo alle prime pagine della pandemia con due articoli inediti, quelli di Gloria Taliani e di Carlo De Luca.
Li scrissero lo scorso anno proprio quando iniziò la guerra alla malattia da virus SARS-CoV-2, il primo è un bellissimo racconto di una donna, medico e professore ordinario di malattia infettive, che affronta per consapevole scelta una coraggiosa prova che la vita gli ha inaspettatamente proposto: partire tra i primi volontari della Protezione Civile per combattere in prima linea la lotta al Coronavirus negli ospedali maggiormente sotto pressione.
Significative sono le ultime frasi del suo racconto: “E mentre pedalo guardando il cielo con il naso schiacciato sotto la mascherina mi chiedo come farò ad affrontare una nuova giornata. Ma l’aria è pulita e fresca, il cigolio dei pedali è dolcissimo e penso che siccome ormai siamo arruolati in questa guerra, la combatteremo anche oggi. Per adesso si combatte. I conti li faremo poi.” .
Il secondo articolo è un commento, a difesa della Sanità pubblica, di un noto fatto di cronaca che ha visto protagonista un’infermiera provata dalle lunghe ore di assistenza ai malati infetti. È il pensiero critico di un uomo, medico epidemiologo ospedaliero, che ha vissuto il suo lavoro come opportunità di partecipazione alla costruzione del bene collettivo, che ha combattuto questa guerra di cui non potrà vedere la fine perché Carlo De Luca è già nel conto dei caduti.
Per noi amici e colleghi, per noi dell’associazione SPELS ONLUS è un grande dolore e vorremmo scrivere di Lui qualcosa di straordinario! La musica ci viene in aiuto perché nella vita di ognuno di noi c’è sempre, almeno per un attimo, uno straordinario “Inno alla Gioia” della nona di Beethoven e c’è la melodia cantabile di tutto ciò che di più bello vorresti fare o dire come quella del primo movimento della “serenata” (eine kleine nachtmusik) di Mozart; c’è il momento di mostrarsi agli altri con la vivacità dell’overture de “La gazza ladra” di Rossini ma c’è anche la melodia malinconica e piena di sofferenza dell’ Adagio di Albinoni che ci rapisce verso l’immensità del pensiero o della preghiera. Poi, c’è il tempo della speranza e della rinascita nell’esplosione dei colori de “La Primavera” di Vivaldi e c’è il tempo di guardare serenamente a ciò che siamo e ciò che abbiamo come quelle poche note che si ripetono con tempi diversi su una base di basso continuo del “Canone” di Pachelbel; infine c’è l’inquietudine di “O Fortuna” dei Carmina Burana di Orff per una sorte che diviene avversa.
Quando le parole non ci aiutano a raccontare la vita di un Uomo, è la musica a dirci di Carlo qualcosa di straordinario. La musica che ognuno di noi ha sempre avuto nelle orecchie, che ha accompagnato tanti momenti della nostra vita e ci è entrata nell’anima senza (talvolta) riconoscerne l’autore o ricordare il nome dell’opera.
Ma cosa c’è di più straordinario di aver avuto Carlo come amico. Di averlo avuto come padre, o semplicemente zio, cognato, cugino, vicino di casa…cosa c’è di più straordinario di averlo avuto con noi in questi anni!
È proprio questa la bellissima testimonianza della figlia Beatrice. La semplicità dei gesti d’amore quotidiani che ci hanno permesso di crescere e costruire i valori fondanti della nostra esistenza. Ricordi indelebili e dolcissimi di scene di complicità tra padre e figlia “I più bei ricordi che ho con papà risalgono a quando noi, la coppia del secolo, eravamo soliti avventurarci intere giornate a Roma tra arte e passeggiate al sole. In particolare ricordo quella volta che andammo a vedere la mostra dedicata al pittore Johannes Vermeer, i giorni prima dell’evento studiammo insieme tecniche e opere dell’autore così bene che poi, chiacchierando a proposito dei uno dei quadri che stavamo guardando nella mostra, un gruppo di persone si mise tutt’intorno a noi ad ascoltarci parlare, scambiandoci per grandissimi intenditori. Uscimmo ridendo, felici e orgogliosi di essere stati per qualche minuto coperti da questo onore.” ma anche i talenti e le doti del carattere “Uno dei talenti principali di papà era quello di essere un artista, sapeva disegnare e dipingere ed ha sempre coltivato in me questa passione, disegnavamo insieme, soprattutto le famose vignette di cui lui ormai era un veterano […]. Papà era un gran giocherellone, aveva sempre la battuta pronta e aveva uno spiccato senso dell’umorismo […]. Posso dire con assoluta certezza che nessuno mi capiva e che nessuno sapeva come prendermi dal verso giusto come faceva lui.” . Cosa può esserci di più straordinario da dire in memoria di Carlo se non i “ […] racconti di spensieratezza che ho trascorso con papà […].”! Beatrice deve essersi sentita una figlia profondamente amata e per questo è riuscita a raccontare il suo papà con leggerezza e gioia, “Per un lungo periodo della mia vita siamo stati in totale simbiosi, dove c’era lui potevi star sicuro di trovare anche me.”! Sentirsi amati significa avere in dono la capacità di diventare persone libere e sicure di se, “Negli ultimi anni, essendomi trasferita, ci sentivamo di meno ma avevamo la assoluta sicurezza di esserci in ogni caso l’uno per l’altra.”.
E noi di SPELS Academy, da amici, vogliamo seguire l’esortazione di Beatrice, “La sua mancanza la sentiamo tutti, e dobbiamo focalizzarci su tutto quello che ci ha lasciato ed essere forti come era lui proprio per rendergli omaggio.”, lasciando parlare i suoi scritti che in questo numero, dedicato a Carlo De Luca, ripubblichiamo integralmente insieme all’inedito intitolato “Il Simbolo”.

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