Chateaux de la Loire
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Chateaux de la Loire

On the road

di Emanuele Chiapponi

 

I parte – Il Genio, il Sovrano e la Reggia

 

Una premessa cortese…

Ho sempre subito il fascino del Medioevo, ed in particolare del mondo cavalleresco. Avevo solamente otto anni quando individuai nella libreria di papà Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri, di John Steinbeck. Lessi quel libro con lo spirito leggero del fanciullo, e mi piacque molto. Più avanti, in primo liceo, sarebbe arrivato Sir Thomas Malory a parlarmi nuovamente di questi antichi racconti, nel suo La morte di Artù, edito in Italia da Mondadori con il titolo Storia di re Artù e dei suoi cavalieri. Quella volta, divorai il testo con lo stesso animo del viaggiatore stanco e affamato di fronte all’offerta di un piatto caldo e di sostanza. Avevo sedici anni, introiettai con entusiasmo i valori cortesi dei cavalieri, in un sodalizio romantico con la mia adolescenza. Cominciai ad erigere nella mente castelli e fortezze, all’interno dei quali ho risieduto onorevolmente durante tutti i festeggiamenti, le guerre e le carestie che quell’ adolescenza inevitabilmente portò con sé. Alla fine, quando sono diventato grande, ho abbassato il ponte levatoio ed attraversato i cancelli. Sono uscito, in giro per il mondo. I castelli e le fortezze della mia mente erano svaniti. Ma nel cuore rimangono, ben solide, le architetture.

Non c’è da stupirsi, insomma, se scorrendo la ‘home’ di Facebook, in un agosto terminale, cadde l’attenzione sulle foto che il mio amico Matteo aveva ‘postato’ in occasione della sua vacanza nella Valle della Loira…

Le mie ansie logistiche, entrate in risonanza con i moti del cuore, presero immediatamente il sopravvento su qualsiasi altra attività stessi svolgendo in quel momento. Nel giro di pochi giorni, il tour dei castelli era organizzato. Rigorosamente su gomma: on the road.

Ho cercato di raccogliere in queste righe una lista di tutti quei luoghi che, più di altri, per la loro bellezza o la loro storia, hanno suscitato interesse e meraviglia durante il mio soggiorno in Francia. Per tutto il periodo ho fatto base a Tours, comune situato nella Francia centro-occidentale, capoluogo del dipartimento Indre e Loira nella regione Centro-Valle della Loira. Capitale della storica regione della Turenna, è stata classificata dallo Stato Francese come Ville d’Art et d’Histoire e inserita nel Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 2000. È una città d’arte e storia, migliore punto di partenza per la visita ai famosi Chateaux de la Loire, i Castelli della Loira.

Il Genio e il Sovrano: Amboise

A mezz’ora di auto da Tours, seguendo la strada statale D952, che costeggia la Loira, in direzione di Blois, sorge il comune di Amboise, località nota per il castello omonimo.

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Il Castello Reale di Amboise, in uno schizzo di Leonardo Da Vinci

I lavori per la realizzazione del Castello Reale di Amboise ebbero inizio nel Quattrocento, ma esso venne ultimato solo durante il regno di Francesco I, nel terzo decennio del XVI secolo. Arroccato su un promontorio roccioso nel cuore della cittadina, domina il corso della Loira con tutta la sua magnificenza. Sebbene sia di origine medievale, il castello deve il suo aspetto attuale ai rimaneggiamenti e ampliamenti apportati da Carlo VIII nel 1492 e da Francesco I, che ne fece la sua corte di residenza, portandovi artisti e personaggi di fama europea.

Francesco I di Francia (François d’Orléans), fu incoronato a Reims il 25 gennaio 1515, all’età 21 anni. Dotato di bell’aspetto, di intelligenza pronta e versatile e di un senso di attaccamento ai principi cavallereschi che ne esaltavano la regalità, fu un sovrano colto e raffinato. Amante delle belle lettere e dell’arte – e soprattutto dell’arte italiana – promosse lo sviluppo di un clima culturale assai vivace, volendosi circondare di alti esponenti del Rinascimento Italiano. In piena coerenza con i propri slanci culturali, nel 1517 invitò a corte, presso il Castello Reale di Amboise, un sessantacinquenne Leonardo da Vinci

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Jean Clouet, Francesco I di Francia, 1530 circa, Parigi, Museo del Louvre

Leonardo partì per la Francia, dove arrivò nel mese di maggio 1517, insieme al pupillo Francesco Melzi ed al servitore Battista de Vilanis, venendo alloggiato a corte ed onorato del titolo di «nobile milanese, primo pittore e ingegnere e architetto del Re, meccanico di stato», con una pensione di 5.000 scudi, un’enormità per l’epoca. In particolare, Leonardo alloggiò presso il Castello di Clos-Lucé, a 500 metri dal Castello Reale di Amboise. Gli anni passati in Francia furono sicuramente il periodo più sereno della sua vita, assistito dai due fedeli allievi e, sebbene indebolito dalla vecchiaia, poté continuare con passione e dedizione i propri studi e le ricerche scientifiche. Numerose ed appassionate furono le visite del sovrano Francesco I, che ebbe il privilegio di disporre della compagnia del toscano fino alla morte di questi. Leonardo si spense il 2 maggio 1519, ad Amboise. Oggi, le sue spoglie riposano nella splendida cappella di Sant’Uberto, sempre all’interno del Castello Reale di Amboise. Il dipinto di Ingres immortala efficacemente il meraviglioso rapporto che si instaurò tra il genio italiano ed il sovrano mecenate.

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Jean-Auguste-Dominique Ingres, Francesco I riceve l’ultimo respiro di Leonardo da Vinci, 1818, Parigi, Petit Palais, Musée des Beaux-Arts

 La Reggia: Chambord

Leonardo poté onorare la carica di «primo pittore e ingegnere e architetto del Re, meccanico di stato» per soli due anni (maggio 1517 – maggio 1519), prima della sua morte. La brevissima esperienza a corte, tuttavia, non impedì al suo genio di influenzare alcune delle architetture realizzate in Francia durante il regno di Francesco I. Alla corrispondenza, in questo biennio, tra i romantici desideri di potenza del sovrano e l’inventiva del talento toscano dobbiamo, in particolare, la realizzazione del più vasto e magnifico dei castelli della Loira: Chambord.

Da Amboise, proseguendo sulla statale D952 in direzione di Blois, si supera Blois, e si seguono le indicazioni per Chambord.

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Reggia di Chambord, veduta frontale

Edificato tra il 1519 ed il 1547 nei pressi di una curva del fiume Cosson, affluente indiretto della Loira, il Castello di Chambord possiede senza dubbio una silhouette molto particolare e costituisce una grande espressione architettonica dello stile rinascimentale. La sua facciata è lunga ben 128 metri, ha 440 locali, più di 80 scale, 365 camini ed 800 capitelli scolpiti.

Sin dalla sua creazione agli albori del Rinascimento francese, Chambord non ha mai smesso di sorprendere i visitatori. Reggia edificata per il piacere e la gloria del re, è innanzitutto un’opera di genio, assolutamente unica, che appartiene per definizione al patrimonio dell’umanità. Affermazione del potere reale o evocazione di una città ideale, la fortezza è a tutt’oggi un monumento enigmatico, che racchiude ancora diversi segreti. Annoverato tra le più belle opere del mondo, si potrebbe dire che Chambord rappresenta per l’architettura ciò che rappresenta La Gioconda per la pittura, e d’altronde l’influenza di Leonardo è percepibile sotto molti aspetti.

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La scala a doppia elica

Tra le meraviglie che il castello offre ai visitatori, infatti, vi è sicuramente la scala a doppia elica. Essa è composta da due scale a chiocciola rotanti nello stesso senso che salgono attorno a un nucleo centrale finestrato. Se per caso due persone prendono ognuna una rampa diversa, possono intravedersi dalle aperture durante tutta la salita…senza incontrarsi mai. Un’esperienza architettonica da non perdere, che rivela in pieno lo stile di Leonardo.

Percorrendo la scala fino all’ultimo piano raggiungibile si ha accesso alle terrazze, anch’esse ispirate da un’idea di Leonardo. Esse offrono una vasta area di passeggio oltre che un belvedere sul parco e i giardini circostanti. Da qui è inoltre possibile ammirare lo spettacolo esuberante dei numerosi comignoli, abbaini e torrette che adornano gli elevati tetti del castello conferendogli la sua sagoma unica. Al centro di questo complesso si innalza, in maniera spettacolare, la torre lanterna, su cui svetta il giglio, simbolo dei re di Francia.

Tra il primo ed il secondo piano è possibile visitare numerosi appartamenti arredati: la dimora di Francesco I nell’ala reale, la camera da letto del XVII secolo, gli appartamenti di gala o degli ospiti. Attraverso l’abbondante decorazione e l’arredo costantemente arricchito, è possibile comprendere la storia di Chambord e l’evoluzione dei suoi interni dal Rinascimento alla Rivoluzione.

Infine, è importante menzionare il fatto che il castello è situato all’interno di un dominio boscoso di 5.440 ettari, circondato da un muro di cinta lungo ben 32 km, che lo rende il più grande parco forestale chiuso d’Europa. I cervi ed i cinghiali sono gli abitanti più rappresentativi dei suoi boschi.

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Reggia di Chambord, veduta aerea

L’architetto del castello di Chambord resta ancora oggi sconosciuto, ma appare evidente l’intervento di Leonardo da Vinci nel progetto generale dello stesso.  Quando infatti Francesco I lo invitò a corte nel 1516, gli chiese di concepire, tra le altre cose, il disegno di un vasto palazzo. Se Leonardo non ha lasciato un vero disegno di Chambord, i suoi taccuini contengono numerosi appunti che possono essere messi in relazione con il castello. L’idea di una pianta centrale e regolare, le ricerche sulle scale a più eliche, la sagoma generale dell’edificio si trovano a più riprese nei suoi schizzi. Tuttavia non è Leonardo che realizzerà Chambord; come sappiamo, infatti, egli morirà nel 1519, solo qualche mese dopo la decisione di iniziare il cantiere. Bisogna dunque supporre che un altro italiano fra i suoi intimi, forse Domenico da Cortona, fosse a conoscenza delle sue ricerche e le abbia in seguito realizzate.

Con questa opera, il sovrano Francesco I realizzò, di fatto, un palazzo a sua immagine. Chambord fu per lui tanto un luogo di soggiorno isolato in cui amava organizzare battute di caccia con gli amici, quanto una creazione architettonica di genio se non addirittura un manifesto politico. Difatti, per suscitare l’altrui ammirazione, vi invitò vari diplomatici stranieri e, nel 1539, addirittura il suo perenne rivale Carlo V d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero.

Esempio di «ciò che può l’ingegnosità umana» per lo stesso Carlo V, «sogno realizzato» per Alfred de Vigny, e «donna a cui il vento ha scompigliato i capelli» per Chateaubriand, Chambord continua a ispirare paragoni elogiativi o poetici. La sagoma straordinaria irta di torrette e comignoli, la luce della valle della Loira che gioca sulle pietre, l’immenso parco popolato di cervi e cinghiali: tutto concorre alla magia del luogo. Ma, più di tutto questo, Chambord è un sogno architettonico destinato a magnificare per sempre la grandezza di Francesco I e la potenza del suo regno. Fa riflettere allora che lo stesso Francesco, impegnato per tutta la vita negli affari del regno e nella guerra costante contro l’Imperatore Carlo V, riuscì a passare davvero poco tempo a Chambord – circa quaranta giorni in tutto, e non consecutivi – lui che l’aveva tanto desiderato. Un motivo in più, forse, per fare visita a questo meraviglioso, immortale complesso.

A questo punto, l’avventura non è affatto conclusa. Il suo seguito sarà proposto sul prossimo numero.

Il nevrotico costruisce un castello sulle nuvole, lo psicotico
ci abita e lo psicoanalista è colui che riscuote l’affitto.



Jerome Lawrence

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