La rete delle Neurocardiologie: Tito Piccioni
Farmacologia clinica e
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La nutraceutica nella prevenzione dell’ictus celebrale e nelle malattie dell’invecchiamento
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La cucina non è solo l’identità di una terra, di una nazione, non è la storia dell’evoluzione sociale, culturale, antropologica di un popolo, ma è fortemente ancorata anche alla sua salute. Un tempo la scelta della giusta alimentazione era prioritario per sostenere la cura di malattie infettive gravi e diffuse come fu in Francia con l’energetico e popolare cassulet consigliato a chi soffriva di tubercolosi.
Scorrendo la storia della medicina si resta meravigliati nel constatare che fino a tre secoli fa si riteneva che molte delle emozioni originassero o nel cuore o nella colecisti, nei polmoni, nel fegato o nei visceri. Non si poteva neanche lontanamente immaginare che l’emotività potesse essere regolata da meccanismi situati a livello del sistema nervoso centrale. Questa errata nozione era da sempre stata dominante fin dai primordi della civiltà.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che nel 2015 la cardiopatia ischemica è stata responsabile di 1 decesso su 7 e stima che nel 2030 essa possa essere causa del 40% dei decessi.
La coronaropatia definita come pregresso infarto o storia di angina con evidenza di coronaropatia multivasale o rivascolarizzazione multivasale, rappresenta ancora oggi una delle più importanti cause di morte a livello globale.
Il termine ‘caffè’ sembra derivare il suo nome o dall’arabo QAHWA, bevanda eccitante, oppure da KAFFA, regione dell’Etiopia dove cresce spontaneamente. Utilizzato come farmaco già nell’anno 1000 da Avicenna, si diffuse poi nello Yemen e nella penisola araba fino ad arrivare in Turchia, dove nella prima metà del Cinquecento vennero alla luce le prime case del caffè (Kahwe Khaneh), dove il ‘vino dell’Islam’ rappresentava un ottimo sostituto agli alcoolici vietati dalla religione islamica.
Nel 1836 il venticinquenne Charles Dickens pubblicò in fascicoli il suo primo romanzo, The posthumous papers of the Pickwick club, a noi noto, come Il Circolo Pickwick, che narra dei viaggi dell’ingenuo Samuel Pickwick e dei suoi eccentrici amici i quali, tra ironia e parodia, affrontano imbrogli ed intrighi in un affresco sociale dell’Inghilterra ottocentesca.
Che Botticelli fosse un burlone e facesse spesso ricorso a simbologie, non è una novità. Ma una particolare beffa o forse un messaggio di sfrenata sensualità potrebbe averlo nascosto in uno dei suoi dipinti più suggestivi, quello raffigurante Venere e Marte (1482-1483) e conservato nella National Gallery di Londra.