Prevenire e curare con lo sport
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Prevenire e curare con lo sport

di Nicola Iacovone

Organizzazione Mondiale della Sanità (2018)

L’OMS lancia un piano di azione globale per promuovere l’attività fisica: prevenire le malattie non trasmissibili (NCD), esempio le malattie cardiache (ipertensione, ischemica), ictus, broncopneumopatia ostruttiva, diabete, cancro al seno e al colon, risparmiando 910 milioni di euro l’anno ogni 10 milioni di persone. Più della metà della popolazione della Regione Europea non è abbastanza attiva per soddisfare le raccomandazioni sulla salute.

«Essere attivi è fondamentale per la salute, ma nel nostro mondo moderno sta diventando sempre più una sfida, soprattutto perché le nostre città e comunità non sono progettate nel modo giusto».

In tutto il mondo quattro adolescenti su cinque (11-17 anni) non fanno abbastanza attività fisica. Le ragazze, le donne, gli adulti più anziani, le persone più povere, le persone con disabilità e con malattie croniche, le popolazioni emarginate e le popolazioni indigene, hanno meno opportunità di essere attive. Le malattie non trasmissibili sono responsabili del 71% di tutti i decessi a livello globale, compresi i decessi di 15 milioni di persone all’anno tra i 30 ei 70 anni.

Secondo i dati forniti dall’OMS l’inattività fisica è uno dei principali fattori di rischio per la salute e si stima sia causa di un milione di morti (circa il 10% del totale) all’anno nella sola Regione Europea e rappresenta un aggiunta di 8,3 milioni di anni di vita con disabilità, inoltre 6 persone su 10 al di sopra dei 15 anni non praticano mai o raramente sport e solo un terzo dei giovani europei di 11, 13 e 15 anni ha riportato un’attività fisica sufficiente a soddisfare le attuali linee guida (nella maggior parte dei paesi, i ragazzi erano più attivi rispetto alle ragazze e tale attività è diminuita con l’età in entrambi i sessi).

«Non è necessario essere un atleta professionista per scegliere di essere attivi: prendere le scale anziché l’ascensore fa la differenza, oppure camminare o usare la bicicletta invece di guidare verso la panetteria più vicina, mette ogni giorno in grado di mantenerci sani. I leader devono aiutare a rendere queste scelte facili».

Gli adulti hanno bisogno di almeno 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata per tutta la settimana o almeno 75 minuti di attività vigorosa o una combinazione equivalente di attività moderata e vigorosa. Potrebbe essere necessaria più attività per il controllo del peso. I bambini hanno bisogno di almeno 60 minuti di attività fisica di intensità da moderata a intensa ogni giorno. Le attività di intensità elevata dovrebbero essere incorporate, comprese quelle che rafforzano muscolo e ossa, almeno 3 volte a settimana. L’attività fisica include l’esercizio fisico e altre attività che implicano movimenti corporei e sono svolte nell’ambito del gioco, del lavoro, del trasporto attivo, delle faccende domestiche e delle attività ricreative. Forti evidenze mostrano che l’attività fisica ha una vasta gamma di effetti benefici per il benessere sia fisico che mentale: riduzione di circa il 25% del rischio di molti disturbi legati all’inattività – come malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 – riducendo sostanzialmente il rischio di ipertensione e alcune forme di cancro e riduzione dello stress, ansia, depressione e possibilmente ritardare gli effetti del morbo di Alzheimer e altre forme di demenza.

Prevenire e curare con lo sport

L’attività fisica regolare aiuta anche a mantenere un peso corporeo sano. In combinazione con una dieta appropriata, può aiutare a ridurre il peso. In tutto il mondo, l’inattività fisica è stimata essere la causa principale di circa il 21-25% dei tumori del seno e del colon, il 27% del diabete e circa il 30% delle cardiopatie ischemiche.

I leader mondiali si incontreranno alla fine di quest’anno per intervenire sull’inattività fisica e altre cause delle malattie non trasmissibili e dei disturbi mentali. I quattro obiettivi indicati dal piano sono:

  • Creare un cambio di paradigma in tutta la società, aumentando la conoscenza e la comprensione e l’apprezzamento per i molteplici benefici della regolare attività fisica, in base alle capacità e a tutte le età.
  • Creare e mantenere ambienti che promuovano e tutelino i diritti di tutte le persone, di tutte le età, di avere un accesso equo a luoghi e spazi sicuri, nelle loro città e comunità, in cui intraprendere un’attività fisica regolare, in base alle proprie capacità.
  • Creare e promuovere l’accesso a opportunità e programmi, attraverso molteplici impostazioni, per aiutare persone di tutte le età e abilità a impegnarsi in attività fisiche regolari come individui, famiglie e comunità.
  • Creare e rafforzare leadership, governance, partnership multisettoriali, capacità della forza lavoro, sistemi di advocacy e di informazione in tutti i settori, per raggiungere l’eccellenza nella mobilitazione delle risorse e l’attuazione di un’azione coordinata internazionale, nazionale e subnazionale per aumentare l’attività fisica e ridurre il comportamento sedentario.

L’OMS collaborerà con i partner per identificare e attuare le prime vittorie, condividere le migliori pratiche all’interno e tra i paesi e promuovere partnership strategiche tra i vari settori.

 Lo sport-terapia

I campi applicativi in cui lo sport riveste un ruolo essenziale in caso di patologie sono innumerevoli, ad esempio: nelle malattie dismetaboliche quali il diabete, le dislipidemie e l’obesità; in cardiologia per la prevenzione, terapia e riabilitazione della cardiopatia ischemica ed ipertensiva; in ortopedia per la terapia di patologie osteoarticolari quali l’artrosi e l’osteoporosi, i dismorfismi ed i paramorfismi; in fisiatria attraverso la riabilitazione del traumatizzato; in geriatria ha assunto un notevole interesse e sviluppo in considerazione dell’aumento dell’età media e delle aspettative di vita, trovando applicazioni in campo terapeutico e preventivo, con miglioramento della qualità della vita negli anziani; nel vasto settore della pediatria per una crescita armonica ed equilibrata del bambino; in neurologia per stimolare la comunicazione e l’ideazione nelle patologie degenerative; in pneumologia per la terapia e riabilitazione dell’asma bronchiale e della BPCO; in psichiatria, per la cura delle nevrosi (ansioso e/o depressiva), di alcune forme di psicosi e nella riabilitazione dalle tossicodipendenze e alcolismo.

Negli ultimi anni, le migliorate condizioni socio-economiche e la possibilità di disporre facilmente di grandi quantità di alimenti (a qualsiasi livello e ceto sociale), associati all’aumento della sedentarietà (malattia ipocinetica), al diffuso consumo di bevande alcoliche, di fumo di tabacco, di farmaci, a condizioni generali ‘stressanti’ e quindi a stili di vita poco salutari, sono emersi una serie di quadri morbosi, ad elevata incidenza, tali da poter essere definite ‘malattie del benessere’.

Per la loro diffusione e per l’elevato costo sociale sanitario (diagnostico, terapeutico e conseguente invalidità lavorativa), è quanto mai necessaria una strategia di intervento mirata soprattutto alla loro prevenzione. Anche se il patrimonio genetico e costituzionale gioca un ruolo importante nel determinismo di tali malattie, i tentativi volti al miglioramento di esse prevedono interventi, oltre che farmacologici, anche di programmi fisico-motori e nutrizionali personalizzati. Nelle manifestazioni cliniche di tali patologie, più evidenti saranno i sintomi, maggiore sarà l’intervento con terapie farmacologiche; viceversa, qualora i sintomi siano sfumati o precoci, l’intervento terapeutico sarà prevalentemente motorio e nutrizionale.

La prescrizione di un adeguato programma sportivo deve essere personalizzata sulla base delle risultanze di un protocollo di valutazione mirato all’accertamento dello stato metabolico, della funzionalità cardio-respiratoria e dell’efficienza fisica generale del soggetto. L’adesione al programma motorio consigliato risulterà maggiore se il paziente è motivato ed attratto dall’attività fisico-sportiva anche sul piano psicologico, limitando al minimo gli insuccessi dovuti al precoce abbandono.

La prescrizione sport-terapeutica nelle ‘patologie del benessere’

  • 1° Fase: ricondizionamento generale.
  • 2° Fase: attività fisica ad impegno prevalentemente aerobico.
  • 3° Fase: attività sportiva specifica.

Prevenire e curare con lo sport

Ricondizionamento generale (1° fase):

Esercizi di ginnastica a corpo libero e con piccoli attrezzi. Recupero della mobilità delle grandi articolazioni (colonna vertebrale, spalla, anca, ginocchio, ecc.). Miglioramento del tono-trofismo muscolare. Cammino a intensità crescente alternato a brevi percorsi di corsa a ritmo blando con pause di ristoro.

Frequenza: quotidiana.

Durata: 30’ da incrementare con gradualità a 60’.

Metodo di allenamento: l’esecuzione deve essere sempre preceduta e seguita da 10’ di ‘riscaldamento’ e ‘raffreddamento’ o ‘defaticamento’ (ginnastica di allungamento muscolare).

Attività fisica a prevalente impegno aerobico (2° fase):

Marcia di buon passo, golf, footing e jogging, nuoto prolungato in piscina, andare in bicicletta su percorsi non impegnativi, sci di fondo su piste pianeggianti, andare in canoa.

Frequenza: almeno 3 sedute settimanali.

Durata: 30’ continui da incrementare fino a 60’.

Metodo di allenamento: praticato al 60/80% della massima frequenza cardiaca teorica (eventuale ausilio del test ergometrico).

Attività sportive specifiche (3° fase):

Consigliate: Corsa di fondo, ciclismo su strada, nuoto di fondo in piscina, sci di fondo, canottaggio, canoa, attività aerobiche in genere (camminare).

Consentite: Sport di squadra (pallavolo, basket, calcio, pallanuoto), tennis, scherma, golf, pattinaggio, tiro con l’arco.

Sconsigliate: Sport motoristici, alpinismo, vela in solitaria, attività subacquee, sport di combattimento, sport di potenza (corse veloci, sollevamento pesi, lanci, ecc.).

Diabete e sport

Dai dati pubblicati di recente è una malattia che colpisce circa 5 milioni di persone in Italia tra casi diagnosticati e misconosciuti, inoltre i fattori economici aggravano ulteriormente tale patologia (basso livello d’istruzione e propensione a consumare cibi molto calorici e poco costosi).

È considerata, a livello mondiale, l’epidemia del terzo millennio, infatti dai 108 milioni del 1980, si è giunti ai 422 milioni di diabetici nel 2014.

L’esercizio fisico e la dieta (‘stile di vita’) rappresentano per il diabetico due importanti armi terapeutiche capaci, se ben usate, di condizionare favorevolmente il trattamento farmacologico, sia insulinico che con ipoglicemizzanti orali con diminuzione del rischio di complicanze di circa il 30%. Se ciò è vero per tutti i diabetici, è ancora più importante per diabetici di tipo 2 non insulino-dipendenti (90-95% dei diabetici, spesso adulti), la maggior parte in sovrappeso e sedentari, nei quali l’esercizio fisico con la dieta, se opportunatamente programmati, riescono ad ottenere notevoli miglioramenti sui fattori di rischio connessi alle alterazioni metaboliche (iperglicemia, iperinsulinemia, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, iperuricemia, ipertensione arteriosa, coronaropatie e arteriopatie obliteranti periferiche).

Nei diabetici di tipo 1 (giovanile, caratterizzato da una ridotta produzione di insulina su base autoimmune), lo sport permette di prevenire le complicanze d’organo della iperglicemia, soprattutto quelle cardiovascolari. L’esercizio fisico agisce positivamente nel diabetico perché permette al glucosio ematico (glicemia) di poter essere consumato a livello muscolare come fonte energetica e, al tempo stesso, una migliore utilizzazione di insulina nei recettori dei muscoli impegnati nello sforzo sportivo. La prescrizione di attività fisico-motoria nel diabetico, deve sempre essere personalizzata badando al grado di impegno metabolico della malattia (assenza di danno d’organo), al grado di efficienza fisica del soggetto (visita medico-sportiva e diabetologica preventiva), al suo trascorso sportivo e soprattutto in una corretta informazione, da parte del medico, sulle precauzioni da adottare per lo svolgimento dell’attività sportiva (assunzione dei farmaci e orario del pasto). Infatti, l’obiettivo principale è insegnare al diabetico ‘l’automonitoraggio’. Con questo modello preventivo di grande efficacia, si possono fornire mezzi per trasformare una malattia genetica devastante, in una patologia a minor impatto sociale (è la terza causa di morte nel mondo occidentale, dopo la patologia cardiovascolare e quella oncologica).

Nel consigliare l’attività sportiva più idonea al singolo caso, è opportuno, da parte del medico, far precedere una prima fase di ricondizionamento organico generale (soprattutto se il paziente non è allenato), alla prescrizione di attività motorie prevalentemente aerobiche e successivamente di attività specifiche. Nella fase di ricondizionamento sono previsti esercizi di ginnastica articolare a corpo libero e con attrezzi, cammino a passo sostenuto e corsa a ritmo lento.

Mediante lo sport si agisce anche sui fattori di rischio ‘modificabili’ (obesità, sedentarietà, dislipidemia, alimentazione ricca in carboidrati ad elevato indice glicemico e alterata intolleranza al glucosio).

Quali attività sportive nel diabetico?

Consigliate: sci di fondo, nuoto, ciclismo, corsa di fondo e attività aerobiche in generale.

Consentite: sport di squadra (calcio, pallavolo, ecc.), tennis, golf, tiri (arco, a segno, ecc.).

Sconsigliate: sport motoristici, subacquea, vela in solitaria, sport di combattimento e di potenza. L’attività fisico-motoria riduce il rischio di morbilità per diabete e di morte prematura per tutte le cause, con una relazione ‘dosedipendente’: più elevata è la quantità di lavoro, maggiore è la riduzione del rischio (3-5 ore/settimana riducono il rischio di mortalità del 45-55%).

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