Dal mito al logos
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La meraviglia del meravigliarsi: dal MITO al LOGOS

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di Maria Rita Di Rollo

 

…gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare…

Aristotele, Metafisica, I

 

Il passaggio dal mito al logos viene spesso considerato come il percorso che ha condotto l’umanità dalla fiaba alla verità. In realtà questi due momenti hanno un intento ed una finalità comune, ossia conoscere e spiegare il mondo, pur se con modalità diverse.

Le originarie riflessioni sull’uomo e sulla realtà sono presenti già nella cosmologia mitica il cui primo documento si deve ad Esiodo. Fu proprio Esiodo (VII secolo a. C.) a cercare per primo il ‘principio delle cose’, come emerge nella Teogonia. La ricerca dell’origine del tutto è filosofica, la risposta è mitica. Il mito non è dunque semplicemente una storia fantastica, ma piuttosto il tentativo di spiegare, e dunque di razionalizzare, alcuni aspetti della realtà e dell’esperienza. Il mito arcaico è cioè una forma di sapere, una riflessione sul cosmo e sul divino.

In ogni mito è dunque possibile rinvenire una fase specifica dello sviluppo della coscienza collettiva che, però, soggettivizza ed interpreta la realtà. Il passaggio al logos è determinato proprio dal superamento di tale chiave interpretativa di tipo soggettivo, al fine di descrivere l’oggettività per come si presenta. Il senso della parola logos è infatti chiarito dall’uso del verbo greco ‘légo’ che significa ‘stendere, raccogliere’. Il logos cioè lascia gli elementi del reale così come sono, senza alcun tipo di manipolazione. Logos è la legge universale che lega insieme tutto ciò che accade, una legge di tipo razionale che governa l’universo.

Emancipandosi dal discorso mitico, religioso e retorico il logos, ossia la filosofia, diventa epistème, parola greca che viene resa in latino come ‘scientia’ e in italiano come ‘scienza’. Tutto questo è mancato al mito, cioè il lasciare le cose così come si danno e il non sapersi elevare al di sopra di esse stesse per osservarne la totalità. Il logos, inoltre, utilizza un tipo di discorso non semplicemente descrittivo ma esclusivo, nel senso cioè che si dimostra capace di escludere tutto ciò che non afferma.

Si è passati, dunque, dal mito al logos con un percorso faticoso, ma consapevole, frutto di un pensiero che rende conto delle cose. È stato un intento audace e poderoso che ha eclissato un universo polimorfo fatto di divinità, culti, epifanie, ed ha lasciato il posto al rigore conoscitivo della ragione, motore essa stessa di un sapere laico oramai secolarizzato. L’uomo , in questo passaggio, è divenuto ciò che oggi conosciamo, ossia il protagonista di una cultura razionale e critica tipicamente occidentale.

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