I disturbi del comportamento alimentare e l’attività fisica
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I disturbi del comportamento alimentare e l’attività fisica

Salute e alimentazione

di Paola Marconi

Le condizioni di sovrappeso/obesità e di sottopeso possono essere considerate i due estremi di un disturbo del comportamento alimentare, riconducibili rispettivamente alla malnutrizione per eccesso e per difetto.

Per la magrezza, nella maggior parte dei casi si tratta solo di una condizione di minore presenza di tessuto adiposo rispetto ai valori considerati ‘normali’ ma, in altri casi, a questa condizione si può associare anche una perdita di massa magra, soprattutto muscolare, più o meno importante. In questi casi – purtroppo sempre più numerosi e frequenti soprattutto tra le ragazze giovani – le condizioni generali di salute sono spesso scadenti e, con il passare del tempo, compaiono anche irregolarità della funzione mestruale ed altre gravi alterazioni delle normali fisiologie.

Spesso queste condizioni dipendono dalla presenza di un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA) che si identifica con Anoressia Nervosa (AN) e con la Bulimia Nervosa (BN). Sia AN che BN sono caratterizzate dalla paura di ingrassare, uno dei sintomi essenziali per la diagnosi, ma mentre nell’AN l’Indice di Massa Corporea (BMI) è di norma inferiore a 17,5, nella BN esso non raggiunge quasi mai valori così bassi; inoltre in quest’ultima può essere assente l’amenorrea (scomparsa della mestruazione), che invece è sempre presente nelle forme di AN dove le mestruazioni possono anche non essere mai comparse.

I disturbi del comportamento alimentare e l’attività fisicaUn’altra manifestazione di DCA è il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI), caratterizzato da crisi di ingordigia compulsiva e bramosia irresistibile per il cibo, senza la presenza di comportamenti di compenso come avviene nella bulimia; pertanto i soggetti che ne soffrono hanno di solito un peso corporeo elevato e un BMI compreso tra 25 e 30 (sovrappeso) o addirittura superiore a 30 (obesità).

La pratica eccessiva dell’esercizio fisico è uno dei criteri diagnostici della bulimia nervosa e dell’anoressia, e in genere può essere considerata una maniera per aumentare il dispendio energetico e ridurre ulteriormente il peso corporeo, tanto che alcuni ricercatori la considerano un equivalente dell’anoressia nervosa, anche se, quando presente da sola, non può essere sufficiente per porre la diagnosi di DCA. Il fatto che negli ultimi anni il numero di donne atleticamente attive e di donne con anoressia nervosa e bulimia sia sensibilmente aumentato, ha indotto a ritenere i due fenomeni tra loro strettamente correlati, ed a considerare la pratica sportiva come una possibile causa di DCA.

È anche possibile che alcune persone vulnerabili nei confronti dei disordini del comportamento alimentare possano provare una forte attrazione verso l’esercizio fisico, inteso come una manifestazione del desiderio di ‘liberarsi delle calorie’ per ottenere la massima magrezza possibile. Molti studi suggeriscono che le anoressiche sarebbero particolarmente attive anche dopo l’apparente risoluzione del loro problema. L’esercizio fisico eccessivo, la costante preoccupazione per il peso e il seguire regimi alimentari sempre molto restrittivi, indicano una grande attenzione nei riguardi del proprio corpo, e potrebbero riflettere l’esistenza di un disturbo psichico, nonostante resti confermata la sostanziale differenza tra coloro che praticano l’attività sportiva spinti dal desiderio di migliorare la propria efficienza fisica, ed i soggetti affetti da anoressia che, al contrario, sarebbero spinti soprattutto dalla ricerca della ‘bellezza fisica’.

La pratica intensa e regolare dell’esercizio fisico con caratteristiche ‘compulsive’ o una condizione di ‘iperattività’ possono essere definite come un’attività fisica frenetica, ossessiva, rigida e ‘da rituale’ fine a se stessa, che può anche arrivare ad interferire con le attività giornaliere importanti: viene praticata in ore e luoghi impropri, non viene interrotta neppure in presenza di condizioni mediche precarie, viene preferita ad altre situazioni di vita sociale e viene spesso svolta in completa solitudine, ed è tale da evocare un intenso senso di colpa ogni qualvolta le persone affette non siano in condizione di praticarla. Pertanto l’esercizio fisico strenuo può essere anche un sintomo in grado di rivelare una forma latente e/o emergente di anoressia nervosa, nel qual caso acquista un carattere frenetico e diventa la componente mentale principale, venendo praticato con l’obiettivo primario di ‘liberarsi delle calorie’, piuttosto che la ricerca del successo e della gratificazione sportiva.

Tuttavia, nel caso dell’anoressia atletica, a volte definita anche ‘pseudoanoressia da sport’ (Classing, 1997) il comportamento alimentare sarebbe ancora controllabile, in quanto gli atleti/e che ne sono affetti possono modificare volontariamente la loro alimentazione in funzione delle varie fasi del loro programma di allenamento o al termine della carriera sportiva, recuperando il loro peso normale. Al contrario, quando si tratta di un vero DCA, si verifica sempre una perdita del controllo, per cui se nelle fasi iniziali il comportamento alterato, per perdere peso, è ancora controllato dalla volontà, successivamente diventa indipendente dalla volontà, automatico e senza controllo.

È da sottolineare, però, che un elevato livello di esercizio fisico diventa un fattore di rischio per lo sviluppo di un disordine del comportamento alimentare solo quando questo si manifesti in un soggetto che abbia già altri fattori di rischio predisponenti, come conflitti e dubbi circa il senso di identità, di autostima e self-control, ecc. È tuttavia innegabile che le atlete di alcune discipline sportive, soprattutto quelle in cui la componente estetica svolge un ruolo fondamentale nell’attribuzione dei punteggi di gara e nella corretta esecuzione del gesto sportivo, presentino abitudini alimentari, caratteristiche antropometriche e comportamenti in genere, molto simili a quelli di comune riscontro tra la popolazione generale, prevalentemente femminile, affetta da disturbi del comportamento alimentare.

 

Anche il body-building, sport prevalentemente praticato a livello amatoriale dalla popolazione maschile, potrebbe essere – nei soggetti che presentano un basso livello di autostima – un modo per attrarre l’attenzione su di sé, anche se spesso coloro che sono affetti da dismorfia muscolare, al pari degli anoressici, rifiutano di farsi aiutare e negano l’esistenza del loro disturbo.

Un aspetto di notevole importanza e con un grave risvolto negativo per la salute che si rileva nel legame tra pratica estrema del body-building e più in generale del fitness, e disturbi del comportamento (non solo alimentare), è il frequente e massiccio ricorso a farmaci anabolizzanti che, sempre più spesso e in maniera trasversale a tutte le età, vengono utilizzati dagli ‘adepti’ della cultura fisica per aumentare le masse muscolari e le prestazioni atletiche. L’uso indiscriminato, illegale ed estremamente pericoloso degli steroidi anabolizzanti e dell’ormone della crescita, come di qualunque altro farmaco, non motivato da specifiche necessità terapeutiche, è in rapida crescita tra i body-builder i quali, in alcuni casi, come per i soggetti affetti da anoressia nervosa, non esitano ad adottare comportamenti ad altissimo rischio per la salute e la vita stessa, pur di ottenere il loro obiettivo di vedersi sempre più grossi e muscolosi.

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