Curarsi con l'ipnosi
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Curarsi con l’ipnosi

Un mago fissa per alcuni secondi uno sventurato ‘volontario’ del pubblico. Questi strabuzza gli occhi, poi comincia ad abbaiare come un cane, tra gli applausi divertiti della sala.

Se gli antichi egiziani assistessero oggi a qualcosa di simile, impallidirebbero per l’orrore. Come è possibile che l’ipnosi, la tecnica donata dagli dei per guarire ogni malanno, sia trattata al pari di un trucco da saltimbanco? Oggigiorno siamo più familiari con l’immagine di ipnotista da palcoscenico o, alla meglio, con il dottore mezzo matto che oscilla un orologio davanti agli occhi assonnati del paziente. Un tempo però le cose erano ben diverse. L’ipnosi era rispettata e per molti versi quasi temuta. Solo i grandi sacerdoti ne conoscevano i segreti, ed il suo uso era sempre diretto a qualcosa che, per millenni, è rimasto un sogno: sfuggire alla tirannia della carne ed eliminare ciò che tutti temono di più, ovvero i dolori. Cerchiamo di capire come funziona questa tecnica.

I suoi segreti sono stati in gran parte svelati dalle moderne analisi scientifiche, ma qualcosa ancora sfugge. Questo perché riguarda un organo piuttosto complesso, cioè il cervello. Cominciamo quindi dalla procedura ipnotica e da ciò che – a quanto pare – accade nel cervello. Esistono tantissime tecniche ipnotiche, e l’ipnosi esiste da tanto tempo, proprio perché il cervello è molto, molto complesso. Al punto che è estremanente facile ‘sviarlo’ e indurre quello stato alterato della coscienza detto trance. In poche parole, le onde cerebrali in stato di trance sono uniche e appartengono solo ad esso, e sono dette onde theta (θ). Quando il cervello emette onde theta non è né del tutto sveglio, né del tutto addormentato. Da quel che sembra, si trova in una sorta di fase ‘automatica’, in cui le funzioni di base sono attive mentre quelle ‘superiori’ – attinenti alla corteccia cerebrale – sono per lo più disattivate. A che serve una simile funzione? È probabile che permetta di svolgere delle funzioni senza prestare particolare attenzione ai particolari, una funzione utile quando si deve fare qualcosa di alienante come cucire una rete da pesca, tessere un tappeto o comunque fare un gesto ripetitivo per molto tempo. Sembra una cosa complessa, ma lo stato di trance è più comune di quanto si pensi. È ad esempio quello che si raggiunge quando si è ‘immersi’ in un film. È molto più facile vederlo nei bambini, che rimangono a bocca aperta davanti alla televisione. La loro attenzione è così focalizzata che non sentono il proprio nome se chiamati. È uno stato che tutti abbiamo sperimentato, ed ha una caratteristica interessante: è molto piacevole. Essendo la corteccia ‘disattivata’, i pensieri sono rallentati, quasi immobili. L’attenzione è altrove, quindi non è richiesta grande partecipazione da parte del resto del cervello. Detto in modo semplice, siamo del tutto rilassati.

In questa fase, accadono le cose più incredibili. Una delle più sconvolgenti è di certo l’eliminazione momentanea del dolore, che in tempi antichi era forse l’unica alternativa alla sofferenza indicibile causata da un qualsiasi, anche piccolo, intervento volto a salvare la vita. Millenni fa, infatti, gli egiziani si servivano dell’ipnosi quando dovevano togliersi un dente, e ancora oggi esistono medici che utilizzano tale pratica su chi reagisce male ai farmaci anestetici.

Milton Erickson
Milton Erickson

Come è possibile, però, che il cervello blocchi il dolore? Di fatto, non lo fa. Semplicemente, ascolta con completa attenzione l’ipnotista, che gli dice che va tutto bene e che il dolore è solo immaginato ma non reale. Basta così poco? Se la trance è molto profonda, per quanto sembri incredibile, sì. Non servono ore, né particolari abilità. Bisogna solo saper utilizzare l’ipnosi nel modo giusto e rimanere concentrati.

L’altro effetto interessante dell’ipnosi risiede nei cosiddetti comandi post-ipnotici. In pratica, chi è sotto trance riceve un’istruzione, per esempio: «quando riaprirai gli occhi, sentirai un bisogno molto forte di bere acqua ogni qualvolta vorrai fumare. E la voglia di fumare ti abbandonerà non appena sentirai il sapore dell’acqua sulla lingua». Ma funziona sempre? Il comando sì. L’eliminazione dell’abitudine, è una questione più complessa. Spesso alla base di una cattiva abitudine si trovano un insieme di cose, ‘ancoraggi’ con il passato che tendiamo a non abbandonare. È vero, una sola seduta ipnotica raramente risolve il problema in modo definitivo e istantaneo. Ma ne bastano poche, se utilizzate da un ipnoterapista professionale, per raggiungere risultati sorprendenti. Se però l’ipnosi è tanto utile, perché allora oggi la si utilizza per lo più per fare spettacolo e sono tanto pochi i medici e gli psicologi che la conoscono e se ne servono? I motivi sono molteplici, e come vedremo, molto…particolari.

Voglio che tu vada in una trance così profonda che ti sembri di essere una mente senza corpo, che ti sembri che la tua mente galleggi nello spazio e che galleggi nel tempo. E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà.
Milton H. Erickson

1. Ipse dixit – Freud. Il padre della psicanalisi sosteneva che l’ipnosi fosse un gioco da bambini, che di fatto non risolveva nulla. Questo ha posto un limite molto forte all’uso che se ne fece da quel momento in poi. Ai suoi tempi infatti l’ipnosi era ritenuta il mezzo più semplice ed efficace per arrivare alla parte più nascosta della nostra psiche, l’inconscio. Freud decise che erano meglio i nuovi ritrovati della medicina, i primi psicofarmaci. Vero. Ma in molti casi con effetti collaterali ingenti! Purtroppo, l’ipse dixit continua, a distanza di secoli, ad essere ‘legge’.

2. Chimica o biologia? – La scoperta degli psicofarmaci ha reso inutile l’indagine con mezzi alternativi. Chiunque poteva dare una pillola, non occorre conoscere né l’ipnosi né la chimica. L’effetto è più potente e duraturo della semplice ipnosi. Vero. Ma anche gli effetti collaterali, ancora una volta, lo sono.

3. Dubbi e condanne – Il famoso medico Mesmer fu il primo a dedicare al ‘fluido animale’ la sua intera esistenza. E finì, per questo, malissimo: dopo un breve ma travolgente successo, fu screditato e finì in assoluta miseria i suoi giorni. Aveva commesso un errore, ma la teoria di base era corretta. Tramite l’ipnosi infatti molti ‘malanni dello spirito’ erano curabili. Ciò non bastò a salvarne il nome. In pochi oggi vogliono seguire le sue orme!

4. Show business – L’ipnosi ormai è considerata una tecnica per ingannare, truffare, raggirare e costringere gli altri a fare il volere dell’ipnotista. La televisione e il cinema in questo hanno dato una grossa mano. L’ipnosi del resto si presta bene: provoca effetti ‘inspiegabili’, sembra avere un potere assoluto sulla mente umana e tutti sono interessati a vederla in azione. Molti di meno sono quelli che vogliono sperimentarla su di sé. La fama dell’ipnotista è quindi più simile a quella di un mago che a quella di un terapeuta.

In conclusione, non ci sono veri motivi per non servirsi dell’ipnosi. Purtroppo, l’opinione pubblica è spesso all’oscuro di come funzioni e dei suoi benefici. Grazie al lavoro e agli studi del Dr. Milton Erickson e alla PNL (Programmazione Neuro Linguistica) oggi in tanti praticano l’ipnosi.
Ma questo non ne ha affatto migliorato la fama, al contrario ha finito con il trascinare l’intera PNL nel dubbio e nella diffidenza. Un vero peccato!

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